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Il Sole 24 Ore

Il Brunello alla conquista dei Millennials … I 50 anni del Consorzio. Il vino rosso toscano ha grandi potenzialità fra i giovani consumatori americani... Montalcino (Siena) - Il Brunello di Montalcino celebra i 50 anni di vita del “suo” Consorzio puntando a un obiettivo strategico, all’altezza del prestigio che il vino rosso toscano si è guadagnato in mezzo secolo di crescita ininterrotta: la conquista dei Millennials, cioè dei consumatori nati tra l’inizio degli anni Ottanta e l’inizio del Duemila. Se per l’industria della moda i Millennials sono da tempo il pubblico di riferimento, in grado di trascinare vendite e recensioni, il mondo del vino sta facendo i conti adesso con questo consumatore che s’informa sul web, compra online, è meno fedele al marchio e considera il vino come elemento di lifestyle. Un consumatore che negli Usa, primo mercato estero di sbocco del Brunello, rappresenta già oggi la fetta più importante, con un peso del 40% contro il 10 - 11% dell’Italia, grazie alla capacità di spesa elevata. Per questo il Brunello sarà obbligato a guardare con particolare attenzione ai Millennials nei prossimi anni, come emerge dallo studio che Denis Pantini, responsabile di Wine Monitor, l’osservatorio di Nomisma sul mercato del vino, presentato ieri a Montalcino al convegno organizzato dal Consorzio per celebrare i 50 anni. “Oggi il Brunello è uno dei vini rossi italiani che ha la penetrazione più alta tra i Millennials americani - spiega Pantani - ma questa penetrazione è intorno al 20%, e questo significa che le potenzialità sono ancora molte”: Secondo i dati Wine Monitor, i Millennials che hanno consumato Brunello in almeno una occasione sono il18% negli Usa (stessa percentuale per l’Amarone, mentre salgono al 25% per il Barolo e al 24% per il Chianti), e il 26% in Canada (Amarone al 22%, Barolo e Chianti al 28%). In Italia, invece, i Millennials contano meno, così come conta meno il vino rosso rispetto allo sparkling. Per il Brunello, dunque, i mercati di riferimento del futuro continueranno a essere Usa, Nord Europa (in particolare Scandinavia) e Cina, mercati in cui il consumo di rosso è prevalente. Il Brunello nel 2016 ha prodotto 9,1 milioni di bottiglie (erano 13mila nel 1967), divise tra 254 produttori (50 anni fa erano 37) che coltivano 2.100 ettari (erano 125). L’export (70%) ha contribuito a fare di Montalcino una destinazione turistica, che ha nel vino e nel paesaggio il motore economico. “La nascita del Consorzio - dice il presidente Patrizio Cencioni - ha dato il via a una crescita culturale che ha fatto del Brunello e di Montalcino uno dei brand più forti e apprezzati nel mondo del vino e del made in Italy”. Un brand che, come accade in altri settori, è chiamato a crescere e a cercare nuovi consumatori.

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