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Il Sole 24ore

Vino, l’export dei dop balza del 10% ... Il vino italiano continua la sua corsa sui mercati esteri, trascinato dal balzo dei vini Dop

e dal Prosecco,ma anche i consumi sul mercato domestico riprendono fiato. I produttori però guardano con apprensione agli effetti di Brexit.

Nel primo trimestre dell’anno il valore dell’export ha segnato una crescita del 3,1% a 1,23 miliardi di euro. In lieve calo invece i volumi,-0,4% a 4,6 milioni di ettolitri.

Il risultato è influenzato dal peso preponderante dei vini a Denominazione (il 60% dell’export) che crescono del 10% a 714milioni e del 74% a volume a 1,77 milioni di ettolitri. Sempre frizzante il Prosecco che strappa un +33% a volume e +31% a valore a174milioni. Che sarebbe planato intorno al 20% dopo gli aumenti di listino (da aprile). Sempre in crisi l’Asti: -21% a valore e a volume.

Rimane trainante il ricco mercato americano, nel quale siamo leader: nel primo quadrimestre l’export italiano negli Usa ha messo a segno un aumento del 4,7% in quantità e del 6% a valore a 405 milioni di dollari, secondo i dati dell’Italian wine & food institute.

Sul fronte domestico, le rilevazioni dell’Osservatorio del vino indicano che, nel primo trimestre, le vendite nel canale fuori casa sono balzate del 5,4% a volume e del 6,2% a valore, “I dati parlano chiaro - osserva Antonio Rallo, neo presidente di Unione italiana vini - e mi risulta che siano positivi per tutto il primo semestre 2016. Certamente soddisfacenti per i vini siciliani. È importante che la qualità del nostro vino sui mercati esteri sia percepita come il meglio del made in Italy. Il calo strutturale dell’export dei vini comuni e

sfasi in favore dei prodotti di qualità sollecita uno sforzo ulteriore che dobbiamo compiere come sistema Paese per conquistare nuove quote di mercato a valore. Il 2016 dovrà essere l’anno in cui vedremo incrementi anche a volume dei vini a Denominazione”.

Sull’eventuale effetto Brexit sulle esportazioni, Rallo dice di monitorare la situazione e auspica “di non vedere nessun effetto. Il mercato britannico è molto importante, in particolare per il Pinot grigio e il Prosecco”.

Maurizio Zanella, presidente della cantina franciacortina Ca’ del Bosco, conferma la vivacità del mercato italiano: “L’anno scorso i ricavi sono aumentati del 10% a 31 milioni con un export in crescita, a volume, a due cifre”.La quota destinata ai mercati esteri di Ca’ del Bosco è del 17,5%. “Il nostro export è superiore alla media della Franciacorta - aggiunge Zanella - sotto il 10%: significa che il margine di crescita del territorio è ampio. Quest’anno la produzione dovrebbe crescere del 5% a18,5 milioni di bottiglie. Potenzialmente potremmo arrivare a 24 milioni di bottiglie”.

Entro la fine del 2016 Ca’ del Bosco, con un investimento di 5 milioni, acquisirà 24 ettari di vigneto, arrivando a 100 ettari di proprietà. Ai quali vanno aggiunti altri 106 ettari che la cantina di Erbusco gestisce in conduzione. “Crescere per noi è una leva strategica” conclude Zanella. In Franciacorta un ettaro quota mediamente intorno a 200/250mila euro.

Preoccupati i produttori veneti del Prosecco. “Il mercato britannico ha appena assorbito il recente aumento dei listini - commenta Giancarlo Moretti Polegato, titolare di Villa Sandi - e la sterlina, dopo Brexit, ha perso il 9% sull’euro. Spero che la svalutazione si fermi. Rimango fiducioso nella forza del nostro prodotto, specie dopo che la Gran Bretagna non è più il secondo consumatore di Champagne. Temo però che nel secondo semestre avvertiremo gli effetti di Brexit”.

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