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Il Venerdi' Di Repubblica

Italia contro Francia: sfida di bollicine a colpi di festival. Parte da Brescia la riscossa dello spumante all’attacco dello champagne. Forte di qualche secolo di storia in più ... Ma è proprio vero che i francesi sono migliori? Salvo alcune eccezioni questo è vero, però abbiamo un primato in fatto di qualità-prezzo. Innanzitutto un dato: nel mondo si producono due miliardi di bottiglie di bollicine. Cinquecento milioni le fanno i francesi. 400 milioni (e se vi stupite siete perdonati) sono quelle prodotte in Germania, noi ne facciamo un quarto di miliardo insidiati dagli spagnoli con i loro cavas e una cultura di consumo superiore alle nostre. L’Italia conosce spumantizzazione più o meno ovunque ma quattro sono le isole spumantistiche di maggior pregio: l’astigiano e parte della Langa (a Canelli il signor Gancia fu il primo a produrre spumanti alla francese in Italia), la Franciacorta che per qualità è l prima in Italia (in Lombardia c’è un altro polo: l’Oltrepò), il Trentino e il Veneto che ha la roccaforte con il Prosecco tra Valdobbiane e Conegliano. Pensate che a metà dell’800 la Sicilia contendeva ai francesi il pimato in fatto di qualità di bollicine. Costretti dal brevetto internazionale francese non si può produrre nel mondo Champagne se non nella zona di Reims e dintorni. Noi che pure il metodo di rifermentazione in bottiglia lo abbiamo inventato (ne dà testimonianza Andrea Bacci sul finire del cinquecento, prima che l’abate francese di Hauntvillers Dom Pierre Perignon lo codificasse) ci dobbiamo contenere di chiamare i nostri spumanti Metodo classico. A tutelarli c’è un istituto: il Talento. Poi esiste un altro sistema per ottenere bollicine: è il cosiddetto metodo Charmat dal nome di un ingegnere francese che mise a punto le autoclavi dove sviluppare velocemente le fermentazioni. E anche qui c’è una disputa perché a vedere bene il “metodo italiano” messo a punto a Conegliano da Antonio Carpenè (fu il primo industriale delle bollicine) era precedente e somigliava moltissimo allo Charmat. Ma a noi consumatori moderni che importa di questa disputa? Semplicemente a sapere che esiste una differenza tra metodo classico, metodo Charmat e vini frizzanti. Con il Classico si ottengono spumanti con perlate fine e persistente, asciutti, eleganti, con una scala di secchezza che va dall’extrabrut al demisec. Il metodo Charmat si presto invece alla spumantizzazione di vitigni più fruttati perché vengono meno sovrastati dai lieviti. Così quasi tutti gli Asti Spumante, quasi tutti i Prosecco e i Cartizze (che è un cru di prosecco) sono ottenuti con metodo Charmat. Le bollicine che si ottengono sono più grosse di diametro, il vino risulta più floreale e meno profondo. E si conserva anche di meno. Mentre un grande metodo classico varca la soglia dei 30 anni, uno Charmat difficilmente oltrepassa il lustro. Prosit!

Cinque etichette eccezionali

Ca’ del Bosco Annamaria Clementi (Chardonnay e Pinot) sulle 100.000 lire

Giulio Ferrari Riserva del Fondatore (Chardonnay in purezza) sulle 80.000 lire

Bellavista Gran Cuvée Saten (Chardonnay) sulle 50.000 lire

Contratto de Mirando Asti (Moscato) sulle 60.000 lire

Bisol Prosecco Desiderio (Prosecco - metodo Charmat) sulle 25.000 lire

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