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Il Venerdi' Di Repubblica

La bottiglia - Un bianco che sa di pesca, di tè. E di Friuli. Da un’azienda benemerita per la riscoperta dei vitigni autoctoni. Anche fuorilegge ... Un aggettivo solo? Benemeriti, Paolo e Dina Rapuzzi sono tra i mecenati della cultura enologica friulana. Fin dal 1970, anno di fondazione dell’azienda agricola Ronchi di Cialla (Prepotto, Udine), hanno deciso di dedicarsi solo ai vitigni autoctoni. Oggi tutti li conoscono: Ribolla, Picolit, Verduzzo, Refosco dal Peduncolo rosso e Schioppettino. Allora, molto meno. Anzi, lo Schioppettino era varietà della memoria, la sua coltivazione fuorilegge. Innestate le prime 3500 viti sui pendii di quella valletta chiusa e terrazzata il cui antico nome, Cela, vuol dire riviera, ebbero presto la conferma della grandezza del vitigno. Nel ’77 ne fu autorizzata la coltivazione, nell’89 ottenne la Doc Colli Orientali del Friuli. Ma non è questo il solo asso nella manica dei Rapuzzi. Nel ’95 Cialla viene riconosciuto cru sulla Gazzetta Ufficiale: quasi una Doc ad personam. I Rapuzzi arruolano alla causa i figli, Ivan e Pierpaolo. Tra i classici della Casa questo Ciallabianco. Uvaggio di Ribolla, Verduzzo e Picolit, rappresenta l’unicità, la complessità, la personalità del piccolo mondo di Cialla. Giallo intenso, profuma di pesca, salvia, tè, spezie, è sapido, fragrante, ricco. Da bere e ri-bere. Sa di Cialla.

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