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Il Venerdi' Di Repubblica

L’illusione del vino economico … Leggo che i vignaioli australiani vogliono inventare il vino, farlo in laboratorio, con la chimica, grazie alla quale si possono produrre separatamente, e poi mettere assieme l’alcol, i profumi, il tannino. Ho sentito il parere di alcuni grandi produttori di vino piemontesi, di Barolo e di Barbaresco.

“Il nuovo modo di fare il vino? Se vogliamo chiamare le cose con il loro nome” dicono, “allora perché non dire che dietro questi metodi di fare il vino ci sta questo: portare a casa più soldi possibile. Il vino di alta qualità è poco e ancora meno sono quelli che se ne intendono. Ne deriva la tentazione di vendere per vino ottimo anche il mediocre e persino il falso, contando sulla credulità degli ignoranti. Gli australiani vogliono produrre in laboratorio dei vini ottimi? Faranno elle ottime bevande più o meno alcoliche, non del buon vino”.

Perché si può curare la fermentazione, badare all’igiene, ma non c’è enotecnico al mondo che riesca a dare al vino quella qualità che non abbia naturalmente. Quelli che tagliano un’annata cattiva con una buona, non ne fanno una media, le uccidono entrambe. Un vino fatto in laboratorio lo senti subito, senti che c’è dentro qualcosa di estraneo. Per fare i vini di qualità ci vogliono terreni buoni, ma anche grandi investimenti. Ricorrere ad espedienti per risparmiare è un calcolo sbagliato.

Angelo Gaja racconta la sua esperienza con le barriques francesi: “Comperarle non basta, bisogna imparare ad usarle. Alla prima prova abbiamo messo il nostro Barbaresco nelle barriques come ce le hanno vendute. Non va bene, troppo tannino. Proviamo a toglierne una parte con dei lavaggi, ma non funziona: ci sono troppe differenze tra una botte e l’altra. Finalmente, arriviamo al sistema centrale dei lavaggi, con vapore a centoquindici gradi e acqua a ottantacinque. Sa quanto ci abbiamo messo? Una dozzina d’anni”. I Savoia non si arrovelleranno; scrivevano al conte Falletti e a sua moglie, Juliette Victurine: “Il nostro sommelier di bocca toglierà quattro carrà di vino anche se da altri già acquistato”. Ancora Gaja: “Gli australiani vogliono fare vino di qualità con poca spesa?

Si sbagliano: un vino di carità costa carissimo. Migliorare la qualità di un grande vino è come aumentare di cinque chilometri la velocità di un auto di Formula Uno, chi vuole il vino ottimo lo paghi”.

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