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Il Venerdi Di Repubblica

Cammino verso il divino (ma passa per il vino) ... Ad Haro, in una regione della penisola iberica famosa per la viticoltura, ogni anno a giugno si incrociano due percorsi molto diversi: quello religioso per Compostela e un altro sulla strada di Bacco.
Un incontro particolare che i pellegrini di tutta Europa celebrano con una battaglia “alcolica”. E senza esclusione di colpi... Non poteva immaginare, il chierico clunense Aimery Picaud, mentre si accingeva a compilare la mappa, la prima, del cammino verso Compostela, che in quegli stessi luoghi si sarebbe svolto un giorno un pellegrinaggio di tutt’altro genere. Era il 1135 e il chierico segnalava con precisione le soste da effettuare nel Nord della Spagna e gli ostelli presso cui dimorare per giungere infine sulla tomba dell’apostolo Giacomo, scoperta “miracolosamente” tre secoli prima e diventata meta di un pellegrinaggio che negli ultimi anni non è più un fenomeno esclusivamente religioso, ma anche turistico. Eppure, già ai tempi di Picaud, La Rioja, regione proprio sotto i Paesi Baschi, era famosa per la bontà dei suoi vini. Hanno dunque una tradizione antichissima i vigneti che si estendono da Ovest a Est, per oltre cento chilometri lungo la valle del fiume Ebro.
Una zona, dal punto di vista climatico, privilegiata per la coltivazione della vite e dove, dalla fine degli anni Ottanta, si sono ripensate le coltivazioni in senso più selettivo. Il risultato sono i nuevos vinos della Rioja, intensi e raffinati.
Non c’è da stupirsi, quindi, che, accanto al pellegrinaggio religioso verso Santiago di Compostela, se ne sia sviluppato uno enologico, che ha come tappa irrinunciabile la cittadina di Haro, da raggiungere in un giorno particolare: il 29 giugno. Quando i “pellegrini del vino”, fedeli al culto del Dio Bacco, ogni anno arrivano per celebrare la tradizionale Battaglia del vino sul monte di San Felices de Bilibio.
Un viaggio spezzato con ripetute soste in vigneti, ristoranti, bar di tapas e, soprattutto, nelle bodegas, le cantine. “Che in qualche modo sono le nostre chiese” spiega, senza temere di passare per blasfemo il madrileno Carlos, fedele sulla “via del vino”. “Per i pellegrini di viti e vigneti, trascorrere tempo nelle cantine in compagnia è un modo per trovare se stessi e stimolare il dialogo con gli altri”.
Negli ultimi anni, così, sono aumentate di molto le persone che si riuniscono per degustare vino nelle piazze o per strada mentre si dirigono a Logroño, capoluogo della Rioja, o al Monastero di Irache a Estella (situato sul tragitto che va verso Pamplona in Navarra, altra tappa del cammino sacro), dove si trova la Fonte dell’acqua e del vino, con due rubinetti, uno per l’acqua e uno per il rosso, offerto dai monaci che lo producono.
È in queste località che i due Cammini, sacro e profano, si incrociano per poi dividersi. A Logroño l’incontro avviene nel l’Ostello dei Pellegrini, che mantiene intatta la tradizione di accoglienza delle località del Cammino, e in piazza Santiago, con il pavimento dominato da un enorme Gioco dell’oca con il tracciato del percorso sacro fino a Compostela.
E, ancora, lungo il ponte sull’Ebro, che la leggenda attribuisce a San Juan de Ortega, tra i primi a “segnare” il percorso di Santiago, o sull’antica via Ruavieja lungo la quale sorge l’eremo di San Gregorio.
O nella celebre chiesa di Santiago, che custodisce un’imponente statua di San Giacomo. Ma ecco che il 28 giugno, vigilia della sfida, i pellegrini, che nel bagaglio custodiscono botas (borracce), pistole ad acqua e bottiglioni dl plastica, si preparano tra canti, balli e, ovviamente, bevute di vino, per la Battaglia di Haro, che avrà luogo il giorno dopo.
La prima regola della lotta è indossare abiti bianchi. La seconda arrivare sul monte di San Felices de Bilibio alle otto e mezza del mattino. La terza (non scontata) è partecipare: chi sceglie di salire sulla montagna deve lanciarsi nella mischia. La “guerra” comincia alle nove in punto e non c’è scampo per nessuno. Turisti, curiosi e abitanti del luogo impugnano le borracce e si colpiscono a vicenda fino a trasformare gli abiti bianchi in rossi. Ogni anno sono spruzzati ventimila litri di vino. L’effetto scenico è suggestivo, il tasso alcolico elevato.
L’evento, che rievoca un’antica lotta svoltasi nel 1710 per conquistare un terreno, si chiude dopo un paio d’ore con il pranzo tradizionale riojano a base di lumache (caracoles) e costolette di agnello cotte sul fuoco di rami di vite e con uno spettacolo nella Plaza de Toro di Haro. Finita la battaglia, i pellegrini del vino corrono a farsi una doccia, ripongono botas e “pistole” in valigia e riprendono il Cammino, seguendo il percorso tracciato dall’Ebro. “La Battaglia del vino non è solo un divertimento, ma la celebrazione della nostra cultura” spiega Jesus, gestore di una pensione ad Haro. “La Rioja è il territorio più ricco di vigneti della Spagna. Una vecchia leggenda racconta che dai nostri rubinetti un tempo non usciva acqua, ma vino. Anche Ernest Hemingway apprezzava le nostre bottiglie e per un periodo frequentò la Bodegas Paterniria a Ollauri”. Ma non ci sono solo bodegas dal gusto antico e “letterario”, ad Haro.
Una, la Lòpez de Heredia, è celebre per avere affidato un restyling in chiave ultramoderna all’architetto iracheno di fama mondiale Zaha Hadid. Ne è venuto fuori un locale a metà tra un wine bar e un museo d’avanguardia che, oltre che gli appassionati del vino, attira quelli di arte e design. Altre tappe di questo cammino sacro e profano sono Briones, con il suo Museo del Vino, e Fuenmayor, fa cittadina devota a San Vicente, considerato dagli abitanti il protettore dei bevitori. Chiedere una grazia è d’obbligo anche per i pellegrini di Bacco. Il che, forse, sarebbe piaciuto al chierico Aimery Picaud.

Come arrivare partendo (anche) dal web...
Ufficio del turismo di Logroño
Tel. 0034-941291260, info@larjocaturismo.com, www.larjocaturismo.com.
Ufficio del turismo di Hora
Tel. 0034-941303366, plaza Monseñor Florentino Rodriguez s/n, 26200 Hora.
Ente Turismo Spagnolo in Italia
www.turismospagnolo.it e www.spain.info, tel. 02-72004617 e 06-6783106.
Per informazioni sulla strada dei vino: www.rutasdevino.com.
Da consultare - La Guida Verde. Spagna del Nord - Michelin 2006, pp. 391, euro 18,50

Dalla Georgia alla Slovenia, per vacanze da bere … Cinque itinerari enologici nel vecchio continente (Francia esclusa)… Chi ha detto che la vacanza enologica ideale deve avere come meta obbligata la Francia? Proprio un francese come Dumas padre, che di vini se ne intendeva, ribattezzò “provincia di giardini” il Kakheti, in Georgia, la regione d’Europa dove si produce vino da settemila anni. Non a caso l’ex repubblica sovietica si vanta di essere “la patria del vino”.
Nonostante l’indipendenza dall’ex Urss abbia portato innovazioni tecnologiche nella coltivazione della vite, in questa zona non è difficile imbattersi in carri trainati da cavalli e contadini che vendemmiano con le mani. E il vino, come al tempo di Dumas, si conserva nei sotterranei delle fattorie, dentro grandi giare visitabili dai turisti. Altra tappa meno scontata, ma non per questo meno bella, per una vacanza enologica in Europa, è il Tokaj-Hegyalja in Ungheria, regione dichiarata dall’Unesco Patrimonio mondiale dell’umanità anche per il suo vasto sistema di cantine scavate nella roccia tra il 1400 ed il 1600.
Sempre a Est, ma più vicino all’Italia, si può assistere, in autunno, a un’altra storica vendemmia: quella del Collio sloveno, all’estremo ovest della Slovenia. Il clima mite favorisce una - produzione che ogni anno dà vita a ottimi vini bianchi: Ribolla, Tocai, Pinot Bianco e Pinot Grigio, Chardonnay e Sauvignon Tornando Slovenia in Spagna, merita un viaggio la Ribera dei Duero, che comprende le province di Burgos (non distante da La Rioja), Soria, Segovia e Valladolid.
È un’ampia zona caratterizzata da un clima continentale secco e ventoso. Gli inverni sono rigidi, con frequenti gelate ma scarse nevicate. I vigneti della Denominazione di Origine Ribera del Duero producono ottimi bianchi (Garnacha, Cabernet-Sauvignon, Malbec e Merlot), ma anche vino rosso, aromatico e fruttato.
E un itinerario europeo del vino non può prescindere dalle Rotas do vinho, le strade del vino portoghese, percorsi ad hoc nelle regioni del Porto: Dão, Bairrada, Oeste, Ribatejo, Costa Azul e Alentejo propongono la tradizione lusitana, da scoprire alternando le soste culturali alle visite delle quintas, le tenute dove si produce e si gusta “o melhor vinho do mundo”. In Portogallo, inoltre, la Valle del Douro è stata proclamata dall’Unesco Patrimonio mondiale dell’umanità per le colline di vigneti che digradano sul fiume e i piccoli villaggi bianchi sui fianchi della valle, fatti di vecchi quartieri intatti, con dedali di stradine e case dalle arcate maestose.(p.c.)

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