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Il Venerdi Di Repubblica

Per il vino il manager ha scelto la lentezza: che finezza ... Un bocconiano fa un barbaresco elegante e il grande equilibrio, che si fa aspettare trentanove mesi... Martinenga è una vigna-principessa, ammirata per vocazione e spettacolarità del paesaggio. È anche il cuore, di recente perfezionato, delle tenute Cisa Asinari di Gresy, cioè il ponte di comando di Alberto. Forte accento milanese, laurea alla Bocconi, piglio imprenditoriale, nel ‘73 rompe una tradizione secolare: le uve di proprietà saranno vinificate in proprio, il vino imbottigliato. Ed è un successo, da subito.
La realtà attuale racconta un’azienda agguerrita sia nei vitigni tradizionali (Barbera Monte Colombo da provare), sia in quelli internazionali (eccellenti Chardonnay e Sauvignon). Alberto è assistito da Marco Dotta e Piero Ballano. Fiore all’occhiello è naturalmente il Barbaresco. Dei tre prodotti (Gaiun, Camp Gros e Martinenga) abbiamo scelto il primo. Annata 2003, esce sul mercato 39 mesi dopo: 18 li passa in barrique, 21 in bottiglia. Ha per bandiera la finezza. Color granato vivo, bel bouquet nebbioloso (frutti neri, fiori, spezie, tabacco), gusto prezioso, grande equilibrio. A Torino alla Casa del Barolo, a Milano da Cotti, a Roma da Costantini, sui 55-65 euro.

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