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Il Venerdi Di Repubblica

Canto a due voci per Moscato e Pinot nero. Dirige Saracco ... Uno storico produttore di vino da dessert si cimenta con un rosso: il risultato è brillante e profumato... Dici Paolo Saracco e ti viene in mente il Moscato d’Asti. Sono sue due etichette carismatiche della denominazione (Moscato d’Asti, appunto, e Moscato d’autunno) che cantano l’uva, il sole, il territorio.
“Il Moscato è la nostra forza. Così, si può fare solo qui”. Lo dice Paolo ed è giusto. Ma i suoi clienti pensano: se è tanto bravo, forse può fare anche un rosso all’altezza. Lui ci pensa, e decide di provare con il Pinot nero.
“Perché? Perché mi piace”. È una scommessa e una sfida al vitigno più difficile, da trattare con le molle. Solo un ettaro di terra, in alta collina, esposto a est, con grande escursione termica, viene piantato con doni borgognoni. La prima annata, 2003, promette bene. Il 2004 fa intravedere la personalità e la finezza del vitigno. Con il 2005 si può dire eureka, e chi è saggio mette la bottiglia in cantina e aspetta a berla un paio d’anni. Colore brillante, profumi di piccoli frutti maturi e note speziate, gusto aristocratico, elegante e setoso. La voce del Pinot nero. Ad Alba (Cuneo) da Fracchia & Berchialla, a Milano da Enoclub Malfassi, a Roma da Achilli sui 21/22 euro.

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