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Il VenerdÌ Di Repubblica

Per “l’altro Sauvignon” ci vuole una filosofia. Molto aristocratica ... Se vi piace il Sauvignon dovete assaggiare anche quello di Peter Dipoli. Produttore a Egna dal 1987, la passione totale per il vino (studi a San Michele, poi cinque anni a Laimburg) l’ha portato a girare il mondo per capire, analizzare, confrontare. Non c’è cantina importante che non lo accolga volentieri, anche se, con un assaggio, può stroncare una vendemmia, Il suo è “l’altro Sauvignon”, nel senso che non insegue aromi “selvatici”(peperoni verdi, foglie di pomodoro e l’ormai famosa “pipì di gatto”) ma privilegia profumi aristocratici e tropicali, dal frutto della passione all’ananas al pompelmo. Dipoli riassume la sua filosofia: habitat perfetto per il vitigno (e Voglar, a 600 metri, lo è), vendemmia a maturazione completa, si da sfumare gli aromi vegetali, fermentazione in grandi botti di acacia dove il vino rimane fino a maggio. In bottiglia fino al gennaio successivo. Non bevetelo gelato, perdereste i refoli di fiori di sambuco, pesca bianca, frutti esotici. Il sorso è pieno, raffinato, nitido. Gran bel bicchiere, A Milano da Il vinaio, a Roma da Altobelli sui 20 euro.

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