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Il VenerdÌ Di Repubblica

La bottiglia ... Il vino vivace che nasce là dove osano le aquile ... Fino al 2000 qui c’erano boschi, pascoli e le case abbandonate dai mezzadri che nel borgo avevano abitato fino agli anni 50. Dal 2000 c’è un’azienda agricola di 230 ettari, di cui 20 a vigna, col Pinot nero a coprirne 8. I boschi ci sono ancora, si avvistano aquile reali, lupi, volpi, e con la quota creano un habitat ideale. Martin Mainenti, accantonata la laurea in Economia, con la socia Maria Marangoni, si dedica alla viticoltura di montagna su una sorta di altopiano che domina la Val d’Adige e va dai 550 agli 880 metri. Altra idea di Martin:
le “isole”, ossia dei gazebo nelle vigne forniti di bottiglie del vino nato da quella vigna e di bicchieri:
degustazione libera. La consulenza enologica è di Stefano Valla e Valentina Papeschi. Le varietà:
Sauvignon, Muller Thurgau, Gewurztraminer, Merlot e Pinot nero, vitigno affascinante quanto problematico. Che, al 50 per cento con lo Chardonnay, compone il Tananai, parola dialettale che sta per vivace, casinista. È un Trentodoc basato su uve di alta qualità, 38 mesi a contatto con i lieviti. Eccolo nel calice: dalla montagna ha preso l’energia delle bollicine, i profumi nitidi, la concretezza del gusto, l’eleganza e l’armonia tra acidità e mineralità. A Trento da Grado 12, a Milano da Don Pietro sui 22/23 euro.

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