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FUTURO

Il vigneto britannico nel 2040? Ricorda quello di Borgogna e Champagne

Uno studio pubblicato da “Oeno One” anticipa il modello climatico di domani: tra Galles e Inghilterra la culla del Pinot Nero?
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La vite in Uk (credits: Vinescapes Ltd)

I cambiamenti climatici in atto oggigiorno, legati perlopiù al riscaldamento globale, causato a sua volta dalle milioni di tonnellate di CO2 emesse dalle attività umane, di ogni sorta, stanno mettendo i in gravissima difficoltà l’agricoltura e la viticoltura. Specie in Italia, dove settimane consecutive di siccità sono destinate a portare conseguenze pesanti ed immediate su tante filiere agricole. Un quadro che con ogni probabilità ci troveremo ad affrontare sempre più spesso nei prossimi anni, con il mondo del vino che sta già correndo ai ripari: i nuovi vigneti sorgono a quote sempre più alte, si scelgono portainnesti capaci di ridurre al minimo la necessità di acqua, e si punta su vitigni più resistenti alla siccità. La vite, del resto, è una pianta estremamente resiliente, e non è un caso che abbia attraversato la Storia di tutte le grandi civiltà. 

Su tutte, i Romani, grazie ai quali la vite è arrivata letteralmente ovunque, o perlomeno, ovunque le condizioni climatiche lo permettessero. Compreso il Sud dell’attuale Inghilterra, dove in effetti la viticoltura è stata praticata fino al Medioevo, per poi sparire lentamente. Oggi, la Gran Bretagna è tornata a produrre vino, e non solo nel Sud dell’Inghilterra, ma anche in Galles. Un movimento che fino a pochi anni fa era quasi pionieristico, e che oggi sta trovando una sua dimensione, uscendo dalla nicchia degli sparkling per scoprire il mondo dei vini fermi. E il futuro potrebbe rivelarsi addirittura radioso, perché gli effetti del global warming a breve termine comporteranno un aumento costante delle temperature medie in tutta la Gran Bretagna nei prossimi 20 anni, con modelli climatici speculari a quelli della Borgogna o della Champagne. A dirlo, uno studio pubblicato dal magazine inglese “Oeno One” (qui la versione integrale), secondo cui in East Anglia, Lincolnshire, Inghilterra centro-meridionale, Galles nord-orientale e aree costiere nell’Inghilterra sud-occidentale e nel Galles meridionale si verificheranno sempre più spesso condizioni come quelle del 2018, quando l’Inghilterra del vino brindò ad un’annata eccellente. 

Un’attenzione particolare è stata riservata al Pinot Nero, perché “ci sono aree significative all’interno dell’Inghilterra e del Galles che dovrebbero registrare un aumento delle temperature, durante la stagione vegetativa della vite, di 1,4°C entro il 2040”, spiega il Dottor Alistair Nesbitt, della società di consulenza Vinescapes. “E questo amplia l’area in cui poter coltivare il Pinot Nero per la produzione di spumante, ma si apriranno anche nuove possibilità per la produzione di Pinot Nero fermo e per varietà come Sauvignon Blanc, Riesling, Semillon e altre varietà resistenti alle malattie, che attualmente sono poco coltivate nel Regno Unito”. Questo, ovviamente, nella migliore delle ipotesi, in una realtà che, con l’aumento delle temperature, è destinata a portare con sé anche fioriture anticipate e conseguenti gelate primaverili, ma anche eventi meteorologici estremi, come le grandinate ed i temporali estivi ... proprio come in Borgogna.

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