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Il Venerdì di Repubblica

Non bisogna annacquare il vino … La Famiglia Pupillo ha trovato un modo di combattere la siccità e rispettare l’ambiente. Eroici!... Targia, un piccolo centro nella pianura a nord di Siracusa, è un luogo famoso per la sua storia: qui sorgeva la colonia greca di Megara Hyblaea nell’VIII secolo a.C., qui Federico II di Svevia costruì un castello, e qui sorge un’azienda agricola famosa per i suoi vini realizzati in modo sostenibile: l’azienda della famiglia Pupillo. Fondata nel 1909 da Antonino Pupillo e sua moglie Maria Ciancico, l’impresa, sotto la spinta del nipote Nino, negli anni 80 si dedica in particolare alla produzione del Moscato di Siracusa, un vino praticamente scomparso. Ma Nino soprattutto è il primo ad adottare “buone pratiche” agricole, come il rispetto della biodiversità, l’utilizzo di prodotti organici, il monitoraggio di suolo e acque. I figli di Nino, Carmela e Sebastiano, oggi gestiscono vigneti in una superficie di circa cento ettari, con produzioni differenti legate alle specifiche condizioni del suolo e del clima dei vari terreni, un nemico difficile da fronteggiare: i cambiamenti climatici e la siccità. In che modo? Innanzitutto, non sprecando acqua. Prima, usando l’irrigazione a goccia dall’alto, circa metà dell’acqua andava persa a causa dell’evapotraspirazione. Con la nuova tecnica di subirrigazione l’impianto che trasporta l’acqua corre sotto il terreno, e le gocce inumidiscono direttamente la terra intorno alle radici della pianta. Ma non finisce qui. L’altra soluzione per affrontare l’aridità e le temperature sempre più elevate è l’utilizzo di portainnesti aridoresistenti. In altre parole, vengono utilizzate varietà di vite più efficienti nell’utilizzo dell’acqua e più resistenti agli stress idrici, in modo da poter produrre anche in condizioni climatiche non ottimali. Insomma: vini di qualità e rispetto del territorio e dell'ambiente fanno dell'azienda agricola Pupillo i #GreenHeroes della settimana.

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