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L'arena

VeronaFiere: una scelta importante ... I soldi sono importanti certo, ma la Fiera di Verona è prima di tutto un’azienda e ha quindi fondamentale bisogno di uomini all’altezza e di strutture sia interne che di accesso, in sintonia, con il mondo delle imprese e con la città, che deve trarne conseguenti benefici, non solo oneri. Lo dice Giorgio Pasqua, presidente della sezione vini di Assindustria scaligera che interviene, dopo le indicazioni del mondo dell’economia, del presidente della Camera di commercio Fabio Bortolazzi e di quello di Assindustria, Alessandro Riello, con uno sguardo attento sia agli sviluppi di Veronafiere che sta marciando verso la trasformazione in Spa, sia alle sorti del Vinitaly in particolare. «Vinitaly», ricorda ancora Pasqua, «è un marchio che vale da solo un centinaio di miliardi di lire e una manifestazione fondamentale, con quattromila operatori e un forte indotto economico per la città».
«Inoltre è un marchio che riguarda l’intera filiera del prodotto veronese e del made in Italy, e diventa un legame forte tra la Verona del vino, l'Italia del vino e il respiro mondiale della rassegna».
La bandiera del vino veronese e italiano, quindi, continua Pasqua va tenuta alta per conservarne le peculiarità che la distinguono della altre manifestazioni italiane (la concorrenza è sempre più agguerrita, con Torino, Milano, Roma, Dusseldorf), perché faccia da «copertina» ad altre presenti o future rassegne legate all’agroalimentare ed al «buonvivere». Ma anche per adeguarla alla realtà. «Con la creazione della Spa, il primo passo», dice Pasqua, «non può che essere quello di mettere preparati e dinamici uomini d’azienda alla guida dell’impresa-Fiera, avendo chiarezza dei ruoli, dei compiti sia di promozione e sviluppo sia di gestione. Si dovrebbe attuare una gestione manageriale che, per una serie di motivi non imputabili a chi, avendo i compiti, ma spesso non i poteri, non ha potuto realizzare».
«Verona», prosegue, «ha rallentato l’innovazione sia di "prodotti" che di strutture: nelle fiere europee ed americane si entra direttamente dal parcheggio agli stand, si producono eventi di forte coinvolgimento degli operatori e dei cittadini. Si distinguono sempre più le rassegne per il mondo dell’economia e quelle per i visitatori-fruitori». Gli esempi da seguire, quindi, non mancano. «E si è fatto bene», riconosce Pasqua, «a destinare ai visitatori soltanto la giornata di domenica. Si perderanno delle presenze, certo, ma si recupererà vera operatività per la rassegna e si alleggerirà il carico su Verona. Si potranno anche fare manifestazioni parallele a pagamento alla Gran Guardia, coinvolgendo i veronesi e la città». Pasqua, quindi, mette sullo stesso piano alcune precise priorità: l’esigenza di affidare l’ente a persone d’impresa e la necessità di avere strutture migliori sia di accesso che interne.
«È indispensabile, ma non basta, assicurare pulizia nelle strutture interne», aggiunge, «perché arrivare in Fiera diventa un momento di grande e prolungato disagio: l’uscita autostradale, le strade di accesso, i parcheggi (attuali e auspicati) nel quartiere e nei padiglioni , vanno rivisti in chiave di servizi e di funzionalità. Il problema Veronafiere», conclude, «non si risolve solo con la Spa e con i vertici. I tempi sono stretti e le urgenze molteplici e ci deve essere una sinergia tra fiera, amministrazioni pubbliche, categorie imprenditoriali ed operatori se non vogliamo che un patrimonio di così grande importanza produttiva vada disperso» ... (arretrato de "L'Arena" del 25 gennaio 2003)

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