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L'espresso

Primo Piano - Piacere divino ... Dopo il cioccolato, il vino, come protagonista del suo ultimo romanzo, “Vino, patate mele rosse”, Joanne Harris, autrice del celebre “Chocolat”, ha scelto sei bottiglie di vino. A loro ha affidato il compito di raccontare la storia di Jay Mackintosh, scrittore trentaciquenne in piena crisi creativa, che, da un giorno all’altro decide di cambiare vita e si trasferisce in una piccola fattoria in Provenza. Mentre in “Chocolat” erano cioccolatini di ogni forma e sapore a fare da sottofondo agli amori, alle passioni e ai dolori di Juliette Binoche, qui il ritmo del romanzo è scandito dal vino. Le fedeli bottiglie seguono infatti Jay nel paesino di Lansquenet, dove il giovane si innamora e riscopre i piaceri della vita. Una favola a lieto fine che, poche settimane dopo esser stata pubblicata, aveva già sedotto i pezzi grossi della Eagle Picture. I produttori non solo ne hanno acquistato immediatamente i diritti cinematografici, ma hanno anche stanziato un budget di ben 20 milioni di euro. Le riprese (per il ruolo di protagonista è in pole position Hugh Grant) inizieranno a settembre nelle Langhe.
Ma come mai alla Eagle hanno deciso di imbarcarsi in un progetto così costoso ripetto alla media dei film europei? La risposta è semplice: mai come in questo momento il vino (e tutto ciò che gli ruota intorno) è stato tanto di moda. Per anni demonizzato come bevanda dannosa si alla salute che alla bellezza, associato mentalmente a modelli sociali obsoleti, oggi il vino è tornato in auge. E non solo da un punto di vista strettamente economico (in Italia i ricavi delle aziende vinicole sono cresciuti nel 2001 del 6,9 per cento), ma soprattutto a livello di immagine. I segnali arrivano da più fronti. Nelle grandi città, i wine bar, arredati secondo gli ultimi dettami del design, stanno diventando i luoghi di ritrovo più alla moda. Per le grandi case cosmetiche europee il vino ha preso il posto della vitamina C e rappresenta l’ultima frontiera nella guerra contro le rughe. Che dire poi del turismo. Se si digita “wine tours” su Internet, ecco comparire un elenco di ben 230 operatori specializzati. E non è tutto. Bsta spulciare le pagine di cronaca dei giornali, per rendersi conto che il vino sta assumendo una valenza sociale. A Sonoma, uno dei paradisi della vinicoltura statunitense, è nata un’agenzia specializzata nell’organizzazione di matrimoni in cantina, l’ultimo grido in fatto di tendenze. In Francia, Christian Roger, noto esperto del settore, ha dato vita a un fondo di investimento sul mercato del vino che sta facendo faville. Le grandi case d’aste, da Christie’s a Sotheby’s, visti i risultati degli ultimi anni, hanno intensificato il ritmo delle aste dedicate al vino, che si susseguono ormai mensilmente. E ancora ecco che proliferano i corsi per neofiti, si diffondono le guide specializzate e aumentano i granid eventi internazionali (i prossimi sono il Vinitaly a Verona dall’11 al 15 aprile e la London Wine Fair, dal 21 al 23 maggio).
Se è vero, infatti, che negli ultimi dieci anni il consumo pro capite è sceso, è anche vero che gli italiani hanno scoperto il piacere del bere bene. O meglio del bere chic. “Oggi vendiamo all’incirca 2 milioni 400 mila bottiglie”, spiega Alberto Tasca d’Almerita, responsabile commerciale dell’azienda di famiglia, che dalla Sicilia riversa i suoi vini pregiati in tutto il mondo. “Dieci anni fa ne producevamo la metà”. Una ricerca condotta dal centro studi di Mediobanca sulle 38 principali aziende italiane, conferma che negli ultimi anni il numero dei vini con un prezzo oltre i 25 euro è triplicato. Se ne sono accorti anche gli esperti della grande distribuzione. La Coop, per esempio, ha deciso di attrezzare in ogni supermercato un angolo dove vendere tutti i grandi vini italiani. “Il ritrovato interesse è coinciso con un aumento della qualità della produzione”, spiega il critico Luca Maroni. E aggiunge: “Adesso sta a noi del settore trasformare il bere un bicchiere di vino in un rito significativo come quello del tè per gli inglesi”. Il vino diventa insomma uno status symbol. Non a caso poche settimane fa Biondi Santi, lo storico marchio del Brunello di Montalcino, è entrato a fare parte di Altagamma, l’Associazione che riunisce i più bei nomi del made in Italy, dal cavallino Ferrari alla doppia G di Gucci. Un traguardo che testimonia come il vino sia ormai diventato un simbolo, al pari di un abito griffato o di un oggetto di design. Un sondaggio, condotto dal Censis, conferma che il mercato italiano dei consumatori è cambiato radicalmente: su 25 milioni di consumatori di vino, nove sono vecchi aficionados, per lo più anziani, mentre i restanti 16 sono per lo più giovani che considerano il vino una bevanda socialmente appagante. Il prima passo verso la riabilitazione del succo di Bacco è stato fatto, in realtà dagli studiosi. Fino a dieci anni fa era una vera eresia proporre a un cardiopatico di bere vino. Oggi è un dato di fatto che bere un bicchiere al giorno fa bene alla salute. I primi a teorizzarlo furono i ricercatori dell’Università di Bordeaux, storica terra di viti e viticoltori, che qualche tempo addietro individuarono “il paradosso francese”. Scoprirono cioè che gli abitanti di quella zona, abituali consumatori di vino rosso, avevano un tasso di mortalità per malattie cardiovascolari minore del 49 per cento rispetto alla media europea. All’inizio la ricerca è stata considerata poco credibile. Ma negli anni seguenti il vino è stato riabilitato. E non solo il rosso, ma anche il più sospetto bianco, che grazie alla presenza di due sostanze, l’acido caffeico e il tirosolo, sarebbe in grado di contrastare l’avanzata di malattie come l’osteoporosi. L’ascesa del vino è passata presto dalla salute all’estetica. I primi a scoprirne i benefici furono, un paio d’anni fa, Mathilde Cathaird e Bertrand Thomas che, nel cuore dei vigneto di Smith Haut-Lafitte, nella regione del Bordolais, decisero di trasformare l’azienda vinicola di famiglia in una delle beauty farm più famose del mondo. Alle Sources de Caudalie (tel. 00335/57838282) si usano estratti di vinaccioli, olii essenziali di gemme, mosto e vini pregiati per trattamenti antirughe, dimagranti e rigeneranti. Qualche esempio? Il linfodrenaggio ai viticci e il bagno in botte. In poco tempo le cure di caudalie sono diventate un must tanto che Mathilde e Thomas hanno dovuto aprire una piccola succursale a Parigi, all’interno dell’hotel Meurice (tel. 00331/44581028). L’esempio dei coniugi Thomas ha fatto scuola. In Svizzera il Grand Hotel Bad Ragaz (tel. 081/3033030) si è specializzato nel bagno a base di vinacce. Mentre in Italia, alle Terme di Salvarola, vicino a Modena (tel. 0536/871788), si può scegliere tra il massaggio con uva di lambrusco e la maschera all’olio di vinacciolo.
Ma il vero business legato al vino, vendite a parte, è quello del turismo. Il successo di certe manifestazioni (come “Cantine Aperte” che, l’ultima domenica di maggio mobilita un milione di visitatori) è stato tale che Vinitaly, grande Kermesse veronese dedicata al vino, quest’anno ha deciso di dare vita a un vero e proprio salone del turismo dell’olio e del vino. Se in Italia le proposte sono ancora modeste, in Inghilterra ci sono agenzie che su questo mercato hanno costruito la loro fortuna. E’ il caso della Arblaster & Clarke che ogni anno propone almeno una trentina di tour in giro per il mondo. Una chicca? La crociera che sta per partire da Roma verso le isole Eolie e la Sicilia. Sette giorni su un veliero da mille una notte, per assaporare i vini dolci del sud Italia, come il passito o la malvasia. Inutile dire che il tour è già tutto esaurito.

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