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L'espresso

Anche a Pechino piace il vino ... I cinesi stanno lentamente cominciando ad apprezzare un buon bicchiere di vino, l’ultima bevanda alla moda della borghesia cittadina. Il vino viene offerto durante le cene con ospiti stranieri e una bottiglia di rosso è un omaggio molto apprezzato. Negli ultimi dieci anni, la produzione locale è raddoppiata: da 190mila a 400mila tonnellate. Si tratta di una piccola quota di mercato pari all’1 per cento del consumo complessivo di bevande alcoliche, ma il trend è in aumento, in netto contrasto con il baijiu, o alcol bianco, la tradizionale grappa di sorgo, la cui quota di mercato è scesa nel 2004 al 10 per cento, dal 27 per cento del 1997. “L’aumento del reddito, una maggiore attenzione al benessere fisico, i cambiamenti dello stile di vita e delle politiche governative sono i fattori che hanno contribuito alla diffusione del vino”, spiega da Hong Kong, Bo Tan, analista della Macquerie Research. E vino in Cina, come ovunque in Asia, vuol dire quasi esclusivamente vino rosso a cui i cinesi attribuiscono proprietà benefiche e di cui apprezzano sia il colore, auspicio di buona fortuna, che il retrogusto aspro tipico del vino locale. Con la crescita del consumo locale è aumentato anche l’interesse nel settore da parte delle aziende vinicole occidentali desiderose di affermare il proprio marchio in un’industria promettente e ancora di frontiera. Le aziende francesi sono state le prime a muoversi. La Remy-Cointreau ha dato vita nel 1980 a Dynasty Fine Wines Group, la seconda azienda vinicola del paese, insieme alla cinese Tiajin Development Holdings. Il gruppo francese Castel è in joint-venture con China Yantai Changyu Pioneer Wine, produttore della provincia agricola dello Shandong, il terzo in Cina per quota di mercato. La Pernod Richard ha creato il marchio Beijing Dragonseal a Pechino, i produttori italiani sono rimasti a guardare fino a febbraio di quest’anno, quando l’Ilva di Saronno ha firmato un accordo per comprare una partecipazione del 33 per cento in Changry per 451 milioni di yuan. Nonostante i dazi sull’importazione di vino straniero dalla fine del 2004 siano stati abbassati dal 45 al 14 per cento con la partecipazione della Cina all’Organizzazione del commercio mondiale, i prezzi dei vini stranieri sono ancora molto più alti di quelli cinesi che hanno accesso ai vigneti domestici e alla mano d’opera a basso costo. Una bottiglia di vino cinese costa tra i 20 e i 40 yuan, mentre il prezzo di una bottiglia importata varia tra i 60 e i 200 yuan, ben al di sopra delle capacità di spesa della classe media cinese. Secondo gli analisti la quota dei vini di importazione può salire dall’attuale 10 per cento al al 15-20 nei prossimi cinque anni.

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