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L'espresso

L’altra medicina - Quel rosso è un fedele alleato ... Ci si imbatte, sempre più spesso, in sostanza che hanno costituito la base di terapie empiriche estremamente diffuse e che, sottoposte a nuove ricerche, mostrano come le antiche intuizioni fossero tutt’altro che sbagliate. Dimostrazione del fatto che anche il tanto deprecato empirismo, probabilmente, qualche perla di verità, nel tempo, è riuscito a raccogliere.
E’ il caso del riso rosso fermentato che, usato tradizionalmente per migliorare la circolazione, si è rivelato un efficace regolatore dei lipidi nel sangue o del tè verde, che usato dai monaci anche per sopportare i disagi dela immobilità di lunghe veglie, si sta rivelando un promettente antinfiammatorio. E’ il caso del resveratrolo.
Sostanza naturale prodotta da alcuni vegetali in risposta a infezioni da funghi, si credeva di saperne tutto. Presente in gran quantità nelle bucce degli acini d’uva e quindi nel vino rosso, lo si riteneva il principale responsabile del cosiddetto paradosso francese. Un paradosso per cui, sebbene i francesi non adottino una dieta mediterranea, ma anzi abbondino in uova, burro, salumi, formaggi e paté, hanno un tasso di incidenti coronarici di gran lunga inferiore a quello di altri paesi industrializzati. La causa di ciò era da tempo stata identificata nell’entusiastico consumo di vino rosso.
Oggi sappiamo che la azione cardioprotettiva del rosso dipende, in gran parte, proprio dall’attività antiossidante e antiarteriosclerotica del resveratrolo. Prima dei francesi, tuttavia, erano stati i Cinesi a utilizzare una pianta, il Polygonum cuspidatum, ricchissimo di resveratrolo, come rimedio per affezioni polmonari, dermatiti, infiammazioni e gonorrea.
Ricerche sviluppate su queste osservazioni avevano in seguito evidenziato come il resveratrolo potesse essere efficace contro la replicazione di alcuni virus, tra cui l’herpes virus 1 e 2 e l’Hiv.
Recentemente uno studio effettuato dall’istituto superiore di sanità, dal Cnr, dalle Università della Sapienza e di Tor Vergata di Roma e pubblicato sul “Journal of Infectious Diseases” ha infine dimostrato l’efficacia di questa molecola nei confronti del virus dell’influenza. Potrebbe bloccare la replicazione virale senza consentire la selezione di ceppi resistenti e, dunque, di nuove varianti del virus. Certo, per questo servono le pastiglie, perché l’alternativa sarebbe quella di bere talmente tanto che potrebbe risultare dannoso. Ma il vino non è solo resveratrolo. Antociani e tannini, ad esempio, la cui azione antivirale è nota da tempo, sono componenti del vino non meno importanti.
Emilio Minelli - Responsabile del centro per le Medicine
Complementari dell’Oms in Italia, Università di Milano

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