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L'espresso

Gocce di vino ... Cosa c’entra il vino col profumo? Chiedetelo a Kilian Herrnessy, discendente del fondatore del gruppo Lvmh (Louis Vuitton Moet Hennessy) che, dopo essersi occupato di cognac e di fragranze griffate, ha creato una linea di profumi, By Kilian, in cui spiccano le note di assenzio, il liquore amato dai poeti maledetti, ma anche di solare fiore d’arancio. E chiedetelo a Florio Terenzi, già presidente del Cosmoprof, la più importante fiera italiana della cosmesi. Abbandonata Milano, Terenzi si è trasferito in Maremma, vicino Scansano, dove nella sua tenuta ha messo a punto un progetto enologico-olfattivo battezzato Scent of wine: “Il vino ha un’evidente liaison con il profumo, sia per quanto riguarda il processo creativo/identificativo, visto che nasi e sommelier seguono metodologie simili, sia per la potenzialità evocativa che essi trasmettono”, spiega Terenzi.
In collaborazione con il sommelier Giuseppe Vaccarini, sono stati degustati i vini prodotti dall’azienda e, per ciascuno di loro, individuate le note floreali, fruttate, speziate che ne compongono i bouquet. Cosa è venuto fuori? Ben 29 suggestioni differenti, fra cui iris, violetta, rosa bianca, fiori di camomilla e di margherita, note golose di ciliegia, mora, prugna, lampone, fragola o persistenti quali pepe nero e cannella. Sufficienti per costruire una piramide olfattiva originale e variegata. Proprio come le note di testa, di cuore e di fondo di un profumo da indossare. Ultima curiosità: le note di maggior intensità individuate da Vaccarini sono state evidenziate sul retro delle etichette così, al momento dell’acquisto, il consumatore può scegliere il vino anche in base al suo profumo. Che non è solo quello del mosto.

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