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La Nazione / Il Giorno / Il Resto Del Carlino

Investire nei campi per ridurre i rischi: l’incremento di valore dei fondi agricoli e il rendimento delle attività connesse alla lunga ha premiato ... Investire in terra? Un sogno, magari uno “sfizio”, ma conviene veramente? A guardare i grafici dei valori fondiari si direbbe di si.
L’incremento del valore dei terreni agricoli mediamente è sui livelli di un Bot, qualche volta anche di più. Se poi aggiungiamo il rendimento dell’attività imprenditoriale (sia condotta direttamente dal proprietario, sia attraverso un affittuario) si potrebbe concludere che la terra è stata un ottimo investimento e chi l’ha fatto in questi anni si è messo al riparo dal crollo della new economy, dalle borse ballerine o dalle obbligazioni “argentine” ... “La terra è da sempre una cassaforte per il risparmiatore – dice il professor Dario Casati, economista agrario dell’Università statale di Milano – ed è sinonimo di investimento tranquillo nel lungo periodo, un po’ come il mattone. Chi ha la pazienza di aspettare viene premiato anche in confronto con gli altri classici beni rifugio, come l’oro. Però…” Quali controindicazioni? “E’ un investimento che non va valutato sulla base del rendimento perché i prezzi in agricoltura sono calanti e quindi i valori fondiari dovrebbero calare. E invece salgono” E allora? “Il problema è che i valori sono in tensione perché l’offerta è ridotta e le compravendite riguardano quasi esclusivamente agricoltori che comprano altro terreno per accrescere la dimensione economica delle loro aziende, per puntare ad una maggiore efficienza. Tutto qui.” Fra i terreni coi maggiori incrementi ci sono i vigneti: i prezzi sono stratosferici, chi ha investito ha guadagnato bene? “Anche qui bisogna fare la tara. Il vigneto va bene solo se cis si mette a fare vino di qualità, un po’ come hanno fatto gli industriali bresciani in Franciacorta dove hanno investito ingenti capitali e con una logica industriale”. Anche qui, suggerisce l’economista, l’investimento è roba per addetti ai lavori, per imprenditori del vino che vogliono crescere, come è successo in questi anni con la rivalutazione di vaste aree del Sud (Sicilia, Puglia, Campania) ad opera dei gruppi del Nord (Zonin, Marzotto, Giv).

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