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La Nazione / Il Giorno / Il Resto Del Carlino

Un vigneto come salvadanaio: quanto rende e quanto costa ... E’ stato calcolato che fatto cento il prezzo finale di una bottiglia di vino, il valore della materia prima agricola non supera il 10% del totale. Ma la strada per arrivare a produrre quei preziosissimi grappoli e mettere il proprio nome sull’etichetta è lastricata d’oro. Solo l’acquisto del terreno coi relativi diritti di impianto comporta un investimento imponente, calcolando che per puntare ad un minimo di redditività servono almeno 30-40 ettari di vigna. Il costo di un ettaro ovviamente è variabile. Le aree di pregio delle Doc e Docg sono arrivate a quotazioni stratosferiche. In Trentino – dove i terreni agricoli scarseggiano e vengono venduti a metro quadrato - si va dai 300.000 ai 400.000 euro ad ettaro. Un altro top nazionale è a Montalcino dove i vigneti del Brunello valgono anche 250.000 euro/ettaro; nel Chianti classico si scende a 150.000 euro, nel Senese a 100.000. In Umbria la Doc del Sagrantino è schizzata a 60-70.000 euro. In Piemonte, zona Barolo e Barbaresco, si parte da 70/80.000 euro. In Lombardia le bollicine di Franciacorta valgono 100.000 euro, l’Oltrepò pavese sta sui 50.000. Il vino ha ridato tono alle quotazioni di aree una volta marginali come l’alta Maremma, le colline litoranee delle Marche, la pedecollina romagnola e bolognese dove un ettaro di vigna non scende sotto i 30/40.000 euro. Dove si spende (relativamente) poco? In Sicilia, Sardegna, Puglia, Abruzzo, Basilicata ma anche lì i terreni buoni stanno andando a ruba. Poi non basta comprare la terra, ci sono spesso i vigneti obsoleti da rifare (60/70 milioni a ettaro), la cantina da riattare (magari con foresteria e sala di degustazione). Poi le attrezzature, l’imbottigliamento. La vigne nuove cominciano a produrre dopo 3/4 anni, se tutto va bene. Poi ci vuole l’enologo (almeno 30.000 euro annui), le spese per le pubbliche relazioni, le fiere, la promozione, la rete commerciale, fattori decisivi per il prezzo finale della bottiglia, tanto che l’Università di Siena ha lanciato con successo un master nella ‘comunicazione del vino’.
Agostino Lenci, industriale calzaturiero che ha investito nell’Alta Maremma (Fattoria di Magliano, 100 ettari di cui 50 vitati, vini top Morellino e Vermentino), non è pentito ma ammette: “Bisogna essere un po’ pazzi, cioè avere una grande passione perché per vedere dei profitti ci vogliono almeno 10 anni”. La Maremma è un caso da manuale: i seminativi in 5 anni sono triplicati; i vigneti produttivi in un lustro hanno decuplicato il valore e oggi si parla di 100-150.000 euro/ettaro. “L’investimento in vino - aggiunge Lenci – va fatto solo nelle zone vocate. Certo per i profitti bisogna aspettare ma in un’ottica di medio/lungo periodo i soldi sono al sicuro, come in un salvadanaio”. (arretrato del "Quotidiano Nazionale" del 22 novembre 2003)

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