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La Nazione / Il Giorno / Il Resto Del Carlino

Intrevista - Il tossicologo: “niente canne e poco alcol”. “E’ questo che doveva dire” ... Politicamente scorretto, scientificamente improponibile, psicologicamente dannoso, perché “altamente diseducativo”. Non ha dubbi il professore Giorgio Cantanelli Forti - presidente della Società italiana di Tossicologia e promotore di uno dei cinque corsi di laurea esistenti in Tossicologia dell’ambiente - nel bocciare il messaggio del ministro Ferrero sullo spinello.
Professore, ma dal punto di vista prettamente scientifico, farsi una canna è pericoloso, per la salute, come farsi mezza bottiglia di rosso?
“Ma no! Ci sono muratori che si devono un litro di vino a pasto e poi lo metabolizzano, facendo un’attività fisica pesante, senza problemi. Comunque, quello spinello-vino è un confronto improponibile, che non si può e non si deve fare”.
Perché?
“Premesso che secondo me un ministro dovrebbe semmai dire ai giovani di farsi meno canne e meno bicchierate, Ferrero ha affermato che in Italia ogni anno muoiono 7 mila persone per alcolismo. E che significa? Che al rischio-alcol possiamo tranquillamente aggiungere anche quello legato alle droghe leggere, spesso il primo passo verso quelle pesanti, e spessissimo usate in associazione con gli alcolici? Ma non lo vede il ministro, le tragiche conseguenze di questi cocktail, le morti ogni fine settimana? E poi, come si fa, a porre così la questione? Nel nostro Paese ci sono anche ogni anno, 9 mila morti per incidenti domestici … Il discorso va impostato molto diversamente”.
Come, secondo il tossicologo?
“Ogni sostanza assunta comporta dei rischi, e per questo anche con i farmaci si raccomanda sempre la prudenza: il bilancio preventivo dei rischi e dei benefici. Nel caso di alcuni psicofarmaci, come la cannabis e i cannabinoidi, a parte alcuni studi ancora sperimentali che potrebbero provare la loro azione di stemperamento del dolor in malattie molto gravi, effetti terapeutici non ce ne sono. Ci sono solo pericoli: la confusione mentale, il senso di distacco dalla realtà, il fatto che prima o poi i giovani li associano all’alcol mettendo a repentaglio la propria via. E poi, a mio parere, c’è il danno più grande e il più staticamente provato: i cannabinoidi sono in molti casi la via leggera per arrivare alle droghe pesanti”.
Insomma, il paragone col vino non sta in piedi.
“No, assolutamente no. Il vino e anche il tabacco sono sostanze voluttuarie che fanno male, possono dare quadri patologici anche molto pesanti, ma sono entrate da molto tempo nella consuetudine. In qualche modo sono socialmente accettate, sdoganate. A maggior ragione, quindi, invece di stendere tappeti rossi allo spinello libero, bisognerebbe rinforzare i divieti”.
“Quindi lei non è d’accordo neppure sulla famosa ‘modica quantità?
“Già, non sono d’accordo. Se l’alcol è una piaga che ci costa molto in termini di patologie, di incidenti e di interventi sociali legati all’abuso, ancora più pesante è il conto dei rischi e dei costi da pagare, individualmente e come collettività, in caso di assunzione continua dei cannabinoidi”. (arretrato de La Nazione, Il Giorno, Il Resto del Carlino del 18 luglio 2006)

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