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La Nazione / Il Giorno / Il Resto Del Carlino

Campari, “complotto” da 100 milioni ... Garavoglia condannato a risarcire la sorella. “L’ha estromessa dal Cda”... Un Complotto di famiglia, se la famiglia in questione controlla una delle più famose aziende di produzione e distribuzione di liquori del Paese, può finire con maxi risarcimenti: oltre 100 milioni di euro ha deciso ieri la nona sezione civile del tribunale di Milano. Dovranno sborsarli Luca Garavoglia, presidente della Davide Campari Spa, sua madre Rosa Anna Magno e sua sorella Alessandra. Dovranno versare, per l’esattezza, 100.121.883 euro (più 892mila di spese processuali) a Maddalena Garavoglia, sorella di Luca e Alessandra, figlia di Rosa Anna. La Corte ha ritenuto fondate le tesi di Maddalena, secondo le quali i familiari avrebbero complottato per costringerla a lasciare il consiglio d’amministrazione della Campari. La lotta intestina a una delle grandi dinastie imprenditoriali della “Milano da bere” è iniziata nel 1992. In quell’anno moriva Domenico Garavoglia, il capofamiglia. La gestione della società passò al figlio Luca. Che insieme alla madre e alle due sorelle controllava indirettamente la Campari. Ai quattro infatti faceva capo la totalità del capitale sociale di due finanziarie, Fincorus e Fineos srl, che detenevano rispettivamente il 51 e il 49 % del capitale della Alicros, società che, ecco il nesso, controllava il 60% del capitale della Davide Campari. Un ginepraio di società “direzionato” dalle holding Garavoglia, da cui però - secondo l’accusa - doveva essere estromessa Maddalena. Ecco come. La genesi della vicenda giudiziaria sta in un aumento di capitale per le due finanziarie (da 200 milioni a 50,2 miliardi di lire) avallato nel 2000 dalla famiglia Garavoglia. Secondo Maddalena, l’aumento sarebbe stato deciso solo per indurla alla cessione della sua partecipazione, considerato che non disponeva dei capitali per partecipare all’operazione. Una versione a cui i giudici milanesi hanno dato credito, riconoscendo che i principi di lealtà e correttezza stabiliti nel patto sociale da papà Domenico erano stati violati: i ricavi dell’operazione sarebbero dovuti essere ripartiti in parti uguali tra gli eredi. Ma - stando alla denuncia - i ricchi dividendi non entravano mai nelle tasche di Maddalena. Mai dal 1992 in poi. E, quasi a tratteggiare col piglio del cronista la telegenica storia della lotta intestina alla famiglia Garavoglia, la sentenza del tribunale civile ricorda lo sfratto subito da Maddalena, cacciata dalla sua abitazione milanese per morosità, deciso da madre, fratello e sorella. Ricorda come le fu tolta la scorta e il personale di servizio. La sentenza civile chiude la prima puntata della vicenda. Oggi Luca Garavoglia e Rosa Anna Magno torneranno in aula per rispondere - stavolta davanti alla terza sezione penale - di false comunicazioni sociali: avrebbero falsificato le comunicazioni alle due fiduciarie di famiglie per costringere Maddalena a farsi da parte.

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