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La Nazione / Il Giorno / Il Resto Del Carlino

‘Chaudelune’, il vino che viene dal freddo ... Il nome è romantico: «Chaudelune», significa «Caldaluna». Il perché è presto detto, perché l’uva da cui è ottenuto, il vitigno Prié Blanc, di sole ne vede poco. Questo vino viene infatti prodotto da uva gelata a Morgex et La Salle, sulle pendici del Monte Bianco, in Valle d’Aosta. Quest’anno la «vendemmia del ghiaccio», come fanno sapere i produttori, ha registrato una resa del 70 per cento inferiore allo scorso anno. Il calo è stato provocato dal fatto che solo a metà dicembre la temperatura è scesa a livelli adatti alla vendemmia e ciononostante i -5 raggiunti non sono stati ottimali (la temperatura deve infatti arrivare a -8). A questo va aggiunta una maggiore presenza di fauna selvatica: così si è passati dalle quindicimila bottiglie prodotte nel 2005 alle 5.400 del 2006, per un giro d’affari che sfiora i centomila euro.
Per produrre il «Chaudelune» è necessario che l’acqua contenuta nell’acino si geli, favorendo così una singolare concentrazione zuccherina e aromatica delle uve, che vengono poi fermentate in sette botti di legno differente, proprio per speziare il vino in modo naturale. Si chiama criovinficazione e per la pigiatura non viene utilizzata l’abituale pressa pneumatica ma una speciale pressa meccanica. La prima bottiglia di questo vino nacque per caso a La Salle nel 1816 e costava 16 soldi.
Nonostante i suoi 190 annidi vita è ancora un vino «sperimentale» perché prodotto in condizioni estreme dai vigneti più alzi d’Europa. Questo vino da conversazione ha un colore giallo paglierino dai riflessi dorati e un grado alcolico mediamente alto che rivela in successione delicati aromi. I suoi profumi sono di frutti sovramaturi come l’albicocca, che si fonde a note di tabacco, miele e caramello. L’abbinamento ideale è con formaggi di media e lunga stagionatura e con pasticceria secca a base di mandorla.
(arretrato de La Nazione/Giorno/Carlino del 19 gennaio 2007)

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