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La Nazione / Il Giorno / Il Resto Del Carlino

Quando il brindisi costa un occhio ... Modena, un’indagine dell’istituto di Oftalmologia sulle «ferite da tappo»... Carnevale e San Valentino, una cena romantica, la convention aziendale, un compleanno o la classica rimpatriata tra amici. Tante occasioni per brindare in compagnia, ma un nemico con le bollicine è in agguato. E’ il tappo liberato dalla gabbietta e sparato per la gioia dei commensali.
Una statistica elaborata dall’istituto di Oftalmologia di Modena, diretto dal professor Gian Maria Cavallini, mostra però che una piccola, ma significativa percentuale di persone, viene raggiunta dal «proiettile» vagante; e spesso viene centrata in un occhio. Succede raramente, ma per la legge dei numeri alla fine il bilancio è tutt’altro che trascurabile: 28 casi su un totale di 350 soggetti che si sono affidati alle cure del pronto soccorso oculistico modenese erano stati raggiunti proprio da un tappo di bottiglia. «Un gesto apparentemente innocente trasforma un pezzo di sughero in strumento lesivo, i danni provocati dal trauma a volte si risolvono in ematoma e perdita transitoria della percezione visiva - spiega il professor Gian Maria Cavallini, che ha descritto i casi sull’European Journal of Ophtalmology - Tante altre volte si complicano e diventa necessario l’intervento chirurgico, ma non è sempre possibile riparare i tessuti danneggiati. Il tappo viene lanciato a una velocita anche superiore ai cinquanta chilometri all’ ora. Noi in reparto ricorriamo alla microchirurgia, ma in casi estremi c’è chi ha perso irrimediabilmente l’occhio. Quindi raccomando prudenza e, in caso di necessità, meglio affidarsi al più presto agli specialisti».
In terra emiliana, a parte i brut blasonati, sono saliti sul banco degli imputati senza distinzione spumanti e frizzanti, bianchi e rossi indifferentemente, fino a intaccare il mito del classico lambrusco del contadino. Punto sul vivo, è sceso in campo contro gli accademici nientemeno che il Consorzio marchio storico dei lambruschi modenesi. «Noi produttori non ci stiamo - ha replicato Giorgio Cavazzuti, direttore della storica etichetta che riunisce tutti i lambruschi doc - divulgare le statistiche in questo modo confonde le idee ai consumatori. I nostri contenitori sono sicuri e testati; ogni anno tra Modena e Reggio escono dalle cantine 150 milioni di bottiglie di lambrusco». E pensare che proprio la Croce Rossa, anticamente, aveva adottato il lambrusco come cordiale dalle squisite proprietà curative. Con le stampe d’epoca che mostrano ancora le infermiere rinfrancare i militari storditi o sotto choc con un calice di vino rosso.
«I traumi oculari da tappi enfatizzano un problema - continua Cavazzuti a nome del Consorzio marchio storico - mentre vengono sottovalutate le qualità chimiche e organolettiche. Una ricerca dell’Istituto Mario Negri Sud ultimamente ha messo in evidenza la concentrazione di sostanze cumariniche nel lambrusco, molecole che entrano in gioco come anticoagulanti». La sindrome ha assunto proporzioni tali che si è costituita la prima associazione dei «tappolesi», con tanto di sito internet consultabile all’indirizzo amicitappolesi.supereva.it dove si citano statistiche allarmanti sulle contusioni da turacciolo. L’organizzazione è stata fondata a Rimini e ha chiesto ripetutamente misure per contenere il «botto».

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