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La Nazione / Il Giorno / Il Resto Del Carlino

Carlo Ferrini, principe del vino. “Siamo appena da sufficienza” ... L’enologo fiorentino incoronato numero uno a mondo dagli americani... “Vigna, vigna, e ancora vigna”. Non ha dubbi Carlo Ferrini, fiorentino, 53 anni, consulente di aziende importanti tra cui Fonterutoli e Le Corti, Barone Ricasoli e Casanova di Neri (con il Brunello 2001 miglior vino al mondo per Wine Spectator) ma anche Donnafugata e Tasca d’Almerita in Sicilia. Tifosissimo viola, è fresco di “Oscar” da numero uno al mondo tra i wine-maker, attribuito dalla “bibbia” americana Wine Enthusiast. “La cantina - aggiunge - viene dopo. Solo dopo. Prima, quello che conta è il campo”. Voce fuori dal coro, almeno a certi livelli, in un mondo che invece sembra privilegiare il gusto internazionale “costruito” in cantina. Come l’ha presa, Ferrini, lei che in genere è così schivo?
“Eh beh, ne sono sicuramente onorato”.
Si sente un caposcuola, Ferrini?
“Mi piacerebbe, non lo nego. Ma alla fine preferisco rimanere Carlo Ferrini”.
Lo sa però che i suoi nemici dicono che lei “fa tutti vini uguali”?
“Lo so. E rispondo: mi piacerebbe che venissero ad assaggiarli con me”.
Ma quanto lavora un enologo del suo livello?
“La domanda giusta sarebbe: quanto riposa? Io, l’ammetto, non vado mai da nessuna parte, mi alzo sempre alle sei e giro tutta la Toscana. E una settimana al mese la passo in Sicilia”.
Già, lei si è dato sempre confini stretti.
“La Toscana è la terra che amo, e che esprime di più le mie idee. Poi, certo, viene voglia di ampliare l’orizzonte, gli stimoli, o rischi di annoiarti”.
Anche il vino con Roberto Cavalli è uno stimolo nuovo?
“Sì, una grande sfida, un vino dal carattere unico, che rischia di essere sottovalutato per questo nome ingombrante che si porta addosso”.
Ferrini, sia sincero: conta più il territorio o il mercato?
“Che domande. Il territorio”. E dica: non le pare che i vini di pregio costino un po’ troppo?
“Bah, negli anni ‘90 un po’ si è esagerato. Ora il rapporto qualità-prezzo è migliorato, ma d’altra parte se vuoi un paio di scarpe splendide non puoi pretendere di pagarle 20 euro...”.
La Toscana del vino a che punto è?
“In una scala da uno a dieci, siamo alla sufficienza”.

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