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La Nazione / Il Giorno / Il Resto Del Carlino

Alcol libero dopo le due di notte? Io, produttore di vino, protesto ... La commissione Trasporti della Camera ha cancellato il divieto di vendita di alcolici nei locali notturni dopo le due di notte. Divieto in vigore dall’ottobre dello scorso anno. Quattro mesi durante i quali è diminuito del 30% il numero degli incidenti d’auto mortali durante i fine settimana. Fatto gravissimo e meritevole di una riflessione.
Non ne voglio però parlare nel mio ruolo abituale di responsabile di una comunità e di educatore, ma da semplice produttore di vino. Quello eccellente e spesso premiato, prodotto nella cantina di San Patrignano, grazie ai frutti delle nostre vigne e allo straordinario impegno dei nostri 1500 ragazzi.
Da produttore io mi vergogno per quanto accaduto. So quanto siano forti gli interessi economici della lobby dell’alcol e mi chiedo quante pressioni e quanti favori si siano intrecciati tra questo gruppo di potere economico e i politicanti di turno per arrivare alla cancellazione del divieto. Ma questi 11 parlamentari, per di più appartenenti a 11 partiti differenti in costante lite tra loro su qualsiasi aspetto della vita del nostro Paese, dovrebbero spiegarci come mai su questo argomento hanno raggiunto immediatamente assoluta unanimità di giudizio.
Che cosa ha fatto loro cambiare idea? Ne ricordo molti pronti a stracciarsi le vesti per commentare in un tg il tragico bollettino delle stragi del sabato sera, invocando più severità e controlli sul consumo di alcol. Come sempre, atteggiamenti di facciata, da teatrino della politica, non volontà di tutelare la sicurezza e la salute della collettività.
Certo, il divieto non aveva completamente risolto il dramma degli incidenti stradali causati dall’alcol, ma era almeno dimostrazione concreta di voler arginare consumo e abuso di bevande alcoliche tra i giovani. Impegno tanto gravoso quanto importante per la nostra società. Un dovere per chiunque abbia una coscienza civile, ancora di più per un parlamentare. Purtroppo, come troppo spesso accade nel nostro Paese, una norma giusta e di buon senso non è stata accompagnata da misure sufficienti a renderla efficace. Ne è dimostrazione il suo mancato rispetto da parte di troppe persone, le quali andrebbero più seriamente controllate e severamente punite, anche economicamente, quando lo fanno. Le sanzioni andrebbero estese a baracchini e furgoni per lo spaccio/vendita di alcolici nei parcheggi delle discoteche.
Mentre la possibilità in club e locali di fare scorta prima delle fatidiche due di notte e di prepararsi tranquillamente una bella serie di Cuba Libre fai-da-te al proprio tavolo è pratica che andrebbe duramente avversata.
Ma se il divieto non è stato sufficientemente applicato, non significa che è sbagliato. Tanto meno che debba essere eliminato. Ma corretto e reso più efficace. Però, in un mondo dove solo denaro e potere sembrano contare, dove se non ti ubriachi non ti diverti, “no alcol no festa” per intenderci, una commissione Trasporti disponibile si trova sempre.
È ancora qualcosa che non funziona. Per questi motivi, dovremmo essere noi produttori i primi a promuovere una cultura differente. Fornire esempi, soprattutto ai giovani, di stili di vita e di comportamento lontani da ogni rischio d’abuso.
Da cinque anni noi di San Patrignano ci proviamo e apponiamo sulle nostre bottiglie l’etichetta “Il vino è salute e piacere. Bevi con sobrietà”. Insieme agli amici dell’Associazione italiana sommelier abbiamo proposto a tutti i produttori di vino e di alcolici italiani di fare altrettanto. Il risultato è stato sconfortante: hanno accettato in una quindicina.
Se pensiamo che sono oltre 10mila, con un fatturato di 9 miliardi di euro l’anno, c’è da stupirsi di come il divieto di vendita abbia retto per quattro mesi. Motivazioni commerciali, strategie di marketing, denaro, sono più forti di una cultura del vino, lontana e antagonista a qualsiasi forma di sballo, di fuga dalla realtà, causati dall’abuso d’alcol. Mi auguro quindi che il prossimo Governo o il prossimo Parlamento, qualunque sia l’uno e l’altro, operino con maggiore serietà e coerenza per contrastare questo fenomeno e inviare ai giovani un chiaro messaggio sui rischi degli alcolici.
Non possiamo più restare indifferenti e passivi di fronte a un numero ogni giorno più alto di ragazzi sballati e bevuti in giro per le nostre strade. Guidano auto - regalate da noi genitori - senza essere nelle condizioni per farlo. Il risultato è un dramma sotto gli occhi di tutti: vite spezzate, famiglie distrutte, dolore. Il divieto annullato voleva evitare proprio questo. Dovrebbero ricordarlo i miei colleghi produttori di vino, così come gli 11 parlamentari della commissione Trasporti e le lobbies dell’alcol.

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