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La Nazione / Il Giorno / Il Resto Del Carlino

La salvezza nel marketing ... Adotta un maiale, una pecora, un vitellone... E perché no, adotta un orticello, un frutteto, un vigneto, un allevamento di polli, di conigli. Di idee per rendere meno magro il business agricolo ce n’è una al giorno. E vanno tutte bene, “basta che funzioni”, come recita l’ultimo film di Woody Allen. Al netto del folclore, delle trovate mediatiche, e dell’agricoltore che si scopre di colpo genio del marketing, va detto con franchezza che tutti questi esperimenti non spostano di un millimetro lo stato di grave crisi un cui si dibatte la nostra agricoltura, non migliorano la situazione dei pastori sardi, non alzano i prezzi delle uve barbera, brachetto o dolcetto, non rilanciano il pomodoro al Sud o la carne di maiale al Nord. Fra l’altro nel mondo del vino c’è chi da anni affitta le proprie barriques agli enoappassionati. È il caso di Miriam Caporali (Tenuta Valdipiatta) a Montepulciano, che consente ai suoi clienti di costruirsi il vino su misura, come un abito sartoriale. Un’idea che è piaciuta e ha avuto successo, ma che appunto è una bella trovata di marketing e nulla più. Il business sta da un’altra parte e senza esportare il 60-70% delle bottiglie che producono, i vigneron di Montepulciano, di Montalcino, del Chianti, non avrebbero barriques da fare adottare a nessuno. Il discorso cambia e assume dimensioni economiche più significative quando l’agricoltura sposa le esigenze di un consumatore che vuole risparmiare e insieme acquistare prodotti genuini e di qualità. È il caso della vendita diretta, delle migliaia di farmers market attivi in Italia, della rete di spacci cooperativi, delle esperienze dei Gas (gruppi d’acquisto solidale), degli acquisti collettivi presso i mercati all’ingrosso. Tutto questo non risolve i problemi della nostra agricoltura però - come si dice - “aiuta”. E chi vuole prenotare un maiale, salsicce e salumi, una pecora e tante belle forme di pecorino? Liberissimo di farlo. Ma sappia che tutto questo non è la soluzione della crisi, ma piuttosto il sintomo.

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