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La Nazione / Il Giorno / Il Resto Del Carlino

Il calore del sole che si fa vino. Il Chianti si dà al fotovoltaico ... Primo impianto a Montespertoli. La green economy a Montepulciano... “Guarda il calor del sol che si fa vino”. Neppure Dante poteva prevedere i pannelli fotovoltaici, ma nessuna descrizione è più esatta di questo verso del Purgatorio per l’impianto che viene inaugurato alla Cantina dei Colli Fiorentini di Montespertoli. L’azienda, che fa parte di Confcooperative Firenze-Prato, è il primo produttore di Chianti con 35.000 ettolitri annui ed è la prima del suo genere a utilizzare un impianto fotovoltaico che, con i suoi 318 kW/h di potenza, produrrà circa il 50 per cento del fabbisogno energetico della cooperativa. Mettendo a segno una doppia performance: ridurre di 530 tonnellate l’immissione annua di anidride carbonica nell’atmosfera e risparmiare 60 tonnellate di combustibile. “Produrremo il buono con il giusto - ha dichiarato il presidente dei Colli Fiorentini Ritano Baragli - e siamo fieri di essere la prima cantina cooperativa in Toscana a garantire la qualità dei propri vini con una produzione che sarà realizzata con energia pulita”. La strada che porta all’agricoltura sostenibile passa per la Toscana. Un’altra azienda vinicola, la Salcheto di Montepulciano, sarà protagonista al Seminario Estivo 2011 della Fondazione Symbola che si tiene al teatro “Poliziano” (30 giugno-2 luglio) dedicato alla “Green economy del vino”. Sarà l’occasione per presentare i risultati del lavoro svolto dal team Salcheto Carbon Free sulla ricerca di un modello di azienda vitivinicola “dalla massima efficienza energetica e ambientale” e che ha portato la Salcheto a realizzare la prima cantina “off-grid”, ovvero scollegata dalle reti di distribuzione energetica.
L’impegno della Salcheto per l’agricoltura sostenibile, dando per scontato quello per i vini prodotti dal Nobile docg al Rosso igt, è un esempio di coinvoigimento totale che parte dalla cantina e si conclude con il confezionamento del prodotto. Da tempo attenta al problema della deforestazione, infatti, la Salcheto ha adottato la doppia tappatura, a vite e in sughero, per i suoi vini e ha scelto un nuovo packaging per il suo Nobile 2005. Si tratta di una confezione che contiene solo due bottiglie - una di Nobile e una di Rosso tappate rispettivamente in sughero e a vite - realizzata con legno prodotto da pancali usurati e inutilizzabili (in Italia si contano 4 pallet per abitante). La scatola vuota è predisposta per essere usata, con aggiunta di terra e acqua, ovviamente, come un micro-orto per erbe aromatiche, i cui semi, tipo salvia e rosmarino, sono forniti all’interno della confezione. Interrata in giardino, inoltre, il suo tessuto biologico si integrerà nel terreno in poco tempo, contro le centinaia di anni che un qualsiasi contenitore in plastica impiega per decomporsi. “Una piccola rivoluzione per un prodotto dell’eccellenza enologica toscana - ha detto il direttore della Salcheto, Michele Manelli - specie se la rapportiamo al conservatorismo che contraddistingue le zone vinicole storiche del vecchio mondo”.

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