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La Nazione / Il Giorno / Il Resto Del Carlino

Contrordine in Toscana, si torna a piantare, Duecento ettari di vigneti gratis per i giovani ... Cresce il Vigneto Toscana. Poco, intendiamoci: 203 ettari, poco più di una zolla sui quasi 63mila complessivi. Ma, almeno nei propositi, l’obiettivo è nobile: assegnare nuovi diritti di impianto, in una terra ormai quasi tutta “blindata”, agli agricoltori under 40. Che sono pochi, appena l’8% di una categoria con un’età media di 60 anni. L’ha deciso la Regione, che attingerà dalla propria riserva per alimentare il pacchetto “GiovaniSì”. Il bando è in arrivo, ma qualcosa si sa già. Intanto, i diritti sono gratis, però solo per chi si affaccia per la prima volta: mica male, comunque, in un mercato che te li fa pagare 10mila euro a ettaro. Poi, la ripartizione per province, con Siena e Firenze che insieme fanno più del 40 per cento. E ancora, una doccia fredda: niente diritti per le denominazioni blindate, soprattutto le più blasonate; insomma, si pianterà nei terreni Igt (il bando parla di Dop e Igp, ma il mondo del vino, in attesa della nuova 0cm, usa ancora le vecchie sigle) e in tre sole doc, tutte recenti: Grance Senesi, Valdarno di Sopra e Terre di Pisa. “È strategico investire sui giovani e fare il massimo per favorire il loro inserimento, ne va del futuro dell’agricoltura”, commenta l’assessore regionale di settore, Gianni Salvadori. Che ricorda un paio di cifre: la viticoltura toscana vale sul mercato interno 336 milioni di euro, il 15% della produzione lorda vendibile, ed esporta per 509 milioni. Eppure, su questa misura, il mondo del vino è diviso. “Un fatto importante per i giovani, perché l’agricoltura è meno appetibile, certo, ma non è detto che tutti debbano andare in città a lavorare in banca o fare il notaio”, osserva Salvatore Ferragamo, alla guida dell’azienda di famiglia Il Borro, in Valdarno: lui nel bando non rientra, perché i 40 li ha compiuti da poco più di due mesi, però gli piace: “Sono pochi ettari - dice - però è un aiuto fondamentale anche dal punto di vista culturale. Il momento è difficile, ed è dura la competizione con le grandi piane dell’Argentina o con la California”. Lui, anzi, ha una proposta da aggiungere: “Si dovrebbero semmai sostituire gli incentivi all’espianto di vigneti - dice - con sostegni per fare crescere la conversione delle aziende all’energia rinnovabile, dal fotovoltaico all’eolico, dalla geotermia al biogas. Così l’impresa si finanzia da sé, e si potrebbe innalzare il limite da uno a due megawatt”. “Solo propaganda”: è scettico invece Giovanni Busi, presidente del Consorzio Chianti. “E’ difficile - sostiene - che con numeri del genere i giovani possano guadagnare, e queste superfici sono troppo piccole, troppo limitate per assicurare redditività”. “Ma è proprio il momento giusto?”, si chiede dall’altro capo dell’Atlantico Giuseppe Liberatore, direttore del Consorzio Chianti Classico, a New York per un evento congiunto con Brunello di Montalcino e Nobile di Montepulciano. Insomma, le terre più ambite ma anche le più off limits per nuovi impianti. Tanto che Marco Pallanti, che del Gallo Nero è il presidente, si lascia scappare una battuta: “Ma perché piuttosto - si chiede - non riportare alla propria vocazione le terre “rubate” con le viti, ora che il vino è in eccesso nelle cantine? Penso agli straordinari frutteti della Maremma, alle coltivazioni della Valdichiana. La Regione vuole creare lavoro con l’agricoltura? E allora io dico: riportiamo le pesche a Rosano!”.

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