02-Planeta_manchette_175x100
Allegrini 2024

La Nazione / Il Giorno / Il Resto Del Carlino

Brunello e Barolo amici contro ... Alleanza del secolo potrebbe nascere in cantina. L’hanno già ribattezzata B&B, che non vuoi dire bed and breakfast ma qualcosa di più nobile, ricco di storia, di cultura della terra, cli tradizione, cli significato economico: Brunello &Barolo. Già, gli antichi “nemiciamici”, per dirla con il solito trito titolo di un simpatico cartoon. Questa, però. è storia vera. Di oggi: a dimostrare quanto conta “fare sistema”. Anche queste sono parole già lise, ma nel mondo del vino la novità è assoluta: Piemonte e Toscana, antichi contendenti, sempre in lizza per il primato nelle classifiche, si mettono insieme. Fanno strategia comune. Il primo esperimento in un terreno difficile, già minato: la Cina. Dove il “nemico”, quello vero, i grandi francesi, ha messo insieme il 46% della quota di mercato. Che tuttavia i nostri super-rossi cominciano a erodere. “Basta con le beghe di cortile”: con questo slogan Ezio Rivella, presidente del Consorzio del Brunello di Montalcino, ha accolto l’invito di Nicolo Argamante, presidente della Strada del Barolo, che di slogan ci ha messo il suo: “E’ ora di presentarci al mondo parlando di eccellenza italiana”. Un’idea che piove in un momento topico, sul Vigneto Toscana. Che proprio da questi giorni entra nel pieno delle sue attività di immagine. Domani e venerdì, Firenze accoglie alla ex Stazione Leopolda una bella iniziativa, Buy Wine: dove 200 buyer internazionali incontrano 178 produttori toscani per il primo appuntamento dell’anno con i mercati esteri. Poi sarà la volta delle anteprime. Tutti in mostra con le ultime annate da immettere in commercio, ma anche con i campioni di botte: comincia sabato il Consorzio Chianti, a Palazzo Borghese a Firenze. E sempre sabato anche i produttori di Carmignano, doc piccola ma deliziosa e antica, propongono le proprie novità in DiVini Profumi. Domenica si presenta San Gimignano, poi, da lunedì, i tre grandi rossi: Chianti Classico, Nobile di Montepulciano, Brunello di Montalcino. E l’attesa, quest’anno, è notevole: il vino sembra l’unico capace di battere la crisi.

Barolo

Immagine

I tempi dello scandalo del metanolo sono ormai lontani, per quanto non del tutto cancellati. Il Baroloha riconquistato la fiducia del mercato, gli appassionati sono tornati ad apprezzarne il gusto pieno, asciutto, armonico: gli inglesi e i tedeschi, all’estero, sono i consumatori che più sembrano apprezzarlo. Va detto però che il Barolo, come suggerisce anche il “guru” del vino James Suckling, sconta serie difficoltà sul piano della promozione di immagine per via della eccessiva parcellizzazione della zona di produzione: troppi produttori, e troppo piccoli per organizzarsi al meglio. Voto: 6

Livello di qualità

Rispetto al Brunello, il Barolo si “fa bere meglio” proprio a causa di quel più pieno e armonico che gli conferisce l’uva Nebbiolo. I produttori, del resto, sono per la maggior parte piccoli agricoltori che hanno scelto la via della difesa di una indiscutibile identità con il territorio: la moda della barrique per l’affinamento in “legno piccolo” è passata anche da questa parte della provincia di Cuneo (gli undici comuni dell’area di produzione), ma i viticoltori piemontesi si sono ricon4 vertiti già da tempo a un gusto meno condizionato. Voto: 8

Rapporto qualità-prezzo

Parametro difficile da valutare, perché troppo legato alle condizioni climatiche, alla stagione, all’annata: avere un Barolo di qualità omogenea e costante significherebbe appunto eccedere in pratiche di cantina che comportano il rischio del “vino sempre uguale”. In ogni caso, una bottiglia di Barolo di annata costa in media in enoteca 35-40 euro, con punte di 50-60 per le “griffe” più affermate. Poi i prezzi possono impennarsi a cifre assai più alte per le etichette più ricercate. Voto: 8

Premi vinti

Non si contano, praticamente, i riconoscimenti che arrivano da ogni dove al “re dei vini”. Sulle guide italiane il Barolo è spesso il vino più premiato, nell’eterna rincorsa - anche questa legata ai capricci del tempo e delle stagioni - tra Piemone e Toscana per la conquista del maggior numero di bicchieri, cappelli, stelle, grappoli. Ma anche le maggiori riviste del settore inseriscono spesso i migliori Barolo tra le posizioni più prestigiose. Voto: 8

Storia

i vino nelle Langhe si parla da venticinque secoli, e dell’uva Nebbiolo dal 1200; una sorta di nome “Barolo” compare a metà del Settecento,ma era vino dolce e frizzante. La storia del Barolo moderno comincia a metà dell’Ottocento, per merito dei Marchesi Falletti, dell’enologo francese Louis Oudart e del conte di Cavour; un secolo fa la definizione del territorio d parte del Consorzio Agrario, e i primi grandi rossi di Conterno e Burlotto. Voto: 8

Il territorio

Malgrado testimonial di rango (vengono in mente, a colpo, Cesare Pavese e Giorgio Bocca), la dolce e nebbiosa terra di Langa paga la minore notorietà. Racconta ancora James
Suckling: “Quando parlo con gli americani del Piemonte, mi chiedono: ma dove si trova? nel nord della Toscana?”. E del resto, il territorio - che pure può vantare la bellezza di paesi e castelli, e il grande valore aggiunto di un ottimo livello di ristorazione - non riesce a competere, forse proprio perché troppo denso di vigne e filari. Case, castelli, vigne: sembra, è vero, un’altra Toscana. Ma si capisce bene che manca qualcosa. Voto: 6

Brunello

Immagine

Come tutti i toscani, anche i produttori di Montalcino si sono dimostrati capaci di cedere alla litigiosità e all’individualismo. E le recenti inchieste sulle supposte “correzioni” del vino con uve non consentite (il disciplinare è ferreo e pretende l’uso esclusivo di Sangiovese grosso, contro la tentazione di introdurre “ammorbidenti” come Merlot e Cabernet) non hanno certo giovato alla “faccia” del Brunello, che ha subito qualche contraccolpo nell’export. Compensato dalla grande pratica e dall’esperienza acquisita nel marketing. Voto: 6

Livello di qualità

Anche se un po’ più tardi rispetto ad altre zone di produzione di prestigio, anche Montalcino comincia pian piano a ricredersi sull’uso dei fusti di rovere piccolo per l’affinamento, e quello che i puristi attaccano come “vino del falegname” comincia a ritrovare invece più spiccate le caratteristiche del Sangiovese. Che, certo, non a tutti piacciono: ma è finito, forse, il tempo dei vini “ciliegioni” e “globalizzati”, la modernità che è sinonimo di vino più corruttibile torna a cedere il posto alla longevità. Le stagioni fanno il resto: dopo il Duemila, Montalcino è stata baciata più volte dalla fortuna di un clima ideale. Voto: 8,5

Rapporto qualità-prezzo

Non lasciamoci sviare dai prezzi astronomici che possono raggiungere sul mercato del collezionismo bottiglie cult di particolari annate storiche. Un buon Brunello costa mediamente, nelle ultime annate, tra i 25 e i 30 euro, con punte che possono arrivare a 40. “Per un Brunello come il 2006, da favola, e per un 2007 che è sullo stesso livello, sono prezzi giusti, per niente cari”, è sempre la voce di James Suckling a guidarci nell’analisi. Rapporto buono, insomma, ma a un patto: che il Brunello vi piaccia, il Sangiovese non è l’uva più “facile”. Voto: 8,5

Premi vinti

Vale lo stesso discorso fatto per il Barolo: di certo, il Brunello è il vino leader dell’enologia toscana, la locomotiva che trama alla conquista di premi e riconoscimenti, nell’alternanza di primati tra Toscana e Piemonte. Di recente, una “bibbia” come Wine Enthusiast ha collocato un Brunello in testa a una delle sue classifiche mondiali. Ma la storia racconta di una pioggia di medaglie anche negli anni a cavallo tra l’800 e il ‘900. Voto: 9

Storia

Non era certo Brunello il vino con cui Blaise de Monfort si imporporò le guance per mostrare vigore agli assedianti, nella difesa delle mura a metà del ‘500. Però il vino c’era, il Sangiovese (Sangue di Giove) era uva già coltivata, e il Redi nel Seicento cantava il moscadello di Montalcino. Poi, la storia moderna nasce nelle terre di Clemente Santi, Tito Costanti e Camillo Galassi. Siamo a metà Ottocento, è già ora di Brunello. Voto: 8

Il territorio

Non c’è partita. Montalcino è brand da solo, con l’immagine di un territorio di grande suggestione. Un solo comune per la produzione di un vino, ma un territorio ricchissimo, pieno di storia, capace di suscitare grandi emozioni. Due luoghi per tutti, oltre le vigne: l’abbazia di Sant’Antimo e il castello di Poggio alle Mura. Ma il giro delle fattorie è un tour da favola. Voto: 9

Copyright © 2000/2024


Contatti: info@winenews.it
Seguici anche su Twitter: @WineNewsIt
Seguici anche su Facebook: @winenewsit


Questo articolo è tratto dall'archivio di WineNews - Tutti i diritti riservati - Copyright © 2000/2024