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La Nazione / Il Giorno / Il Resto Del Carlino

A Verona va in scena VinTuscany ... Nelle cantine ora comandano le donne. Orecchini coi tappi di sughero. Assalto al padiglione del Granducato … Francesca ha diciannove anni, e due grandi passioni: il vino, e le colline a sud di Montalcino, tappeti di viti a balcone verso l’Amiata e verso il mare. Figlia di una dinastia di bollicine venete, zona pro- secco, Francesca non ha esitato un attimo a seguire mamma Renata nel progetto-Toscana. La vigna e la fattoria nella terra del Brunello. Lei studia al liceo linguistico, vuole laurearsi in economia o in design, “ma il futuro sarà comunque in azienda”, dice sotto lo sguardo carezzevole di papà Enrico che intanto ha piazzato seicento casse di Brunello 2007 nei Disneyworld del mondo. Donne. Il volto frizzante e determinato del Vigneto Toscana a questa edizione di Vinitaly. O forse VinTuscany: preso letteralmente d’assalto il padiglione 8, quello occupato dalle aziende del Granducato. Uno dei più grandi, eppure non sufficiente: per farcele entrare tutte è stato necessario allestire anche una tensostruttura, senza contare la maggior parte delle “griffe” a occupare ampio spazio anche nella metà del capannone 7, accanto a tanti big di altre terre. E senza contare i toscani che riscuotono applausi per i vini sbocciati altrove, come Marc De Grazia e Andrea Franchetti pionieri dei grandi rossi sull’Etna. Del resto, a Vinitaly la Toscana è sbarcata con 763 aziende, e con la forza di un export che vale 650 milioni di euro, praticamente il 15 per cento dell’intero conto nazionale. Una Grande Armata forte di grandi condottieri - ecco Frescobaldi che propone un’alleanza con le porcellane di Richard Ginori per impreziosire l’immagine del sole splendente di Luce della Vite - ma soprattutto, come si diceva, di donne. Molto spesso giovani, ma sempre grintose, determinate. Ricche di idee. Antonella D’Isanto, la prima a pensare fotovoltaico alla fattoria I Balzini di Barberino Vai d’Eisa, si lancia su Facebook con la voglia di “far saltare i tappi” perché la figlia Diana disegna orecchini con i sugheri rigorosamente stappati dei vini che mamma pensa in tono di arcobaleno. Donne ricche di storia, come Elena Bini Moriani, della Fattoria Bini di Empoli, nata all’inizio dell’Ottocento: ma è con lei (e con la sorella Francesca) che è arrivata la svolta, vini nuovi finalmente “pensati” a rappresentare una terra tutta nuova e da scoprire. Donne come Benedetta Losappio e la cognata Anna Vittoria, che con l’enologa Gioia Cresti fanno un vino definito “sexy wine” dal guru James Suckling, ancora a Montalcino, dove un’austriaca, Andrea Gamon, e una ex attrice spagnola, Silvia Fernandez (“il vino - dice - mi dà lo stesso brivido di un personaggio che prende forma in teatro”) hanno incrociato destini, famiglie e lavoro a creare grandi rossi. A Montalcino, patria di Donatella Cinelli Colombini, che Vinitaly ha voluto insignire del suo prestigioso Premio Internazionale. Per inciso, a un altro toscano, il critico enogastronomico Leonardo Romanelli, è andato il “Cangrande della Scala” come benemerito della vitivinicoltura,
Donne e giovani, insomma, a questo VinTuscany strapieno di gente, nei primi due giorni. Ce n’è tanto, di lavoro, si vedono i soliti importatori delle varie aziende ma anche clienti nuovi, le agende si riempiono, gente che arriva dal Messico e dalla Repubblica Dominicana, dalla Corea e dal Canada. Tornano gli 4americani, questo fa vedere il bicchiere mezzo pieno. E si affacciano i baltici: come i russi, sono pieni di soldi. Ci sono, naturalmente, i vini. E’ un’esplosione di spumanti e di rosé: anche il Vigneto Toscana cede alle mode, e sono soprattutto ancora le donne il target di conquista, ma soprattutto alla voglia di vendere subito sicuro, certamente per offrire prodotti nuovi ma più ancora per fare cassa. Non manca chi delocalizza: Stefano Casadei, fiorentino, va a fare bianchi autoctoni in Azerbaijan. Dove, si dice, è nata la vite. E non manca la solita diatriba tra territorio e mercato. Conquista spazio un’uva dimenticata come il pugnitello, che a San Felice promuovono come componente del Chianti Classico; e intanto Castello di Ama con Haiku e Principe Corsini con Zac propugnano un ritorno a vini di freschezza, pulizia, eleganza. Proprio mentre nel Chianti Classico c’è chi sente prepotente voglia di cambiamento. E c’è chi vorrebbe anche cambiare faccia al classico gallo nero. Le tante facce di un VinTuscany da record.

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