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La Nazione / Il Giorno / Il Resto Del Carlino

Grandi bottiglie a piccoli prezzi ... Il nobile Lambrusco ... Il Lambrusco è forse il vino più “popolare” dell’Emilia Romagna. Dove “popolare” è sinonimo di moderno, immediato, conveniente. Complementare al linguaggio del cibo, nel senso di ‘agevolare’ una cucina ricca, gustosa e qualche volta tosta da digerire. L’umile lambrusco oggi si è fatto principe, e chi lo snobbava come un non-vino, adesso magari lo decanta come bevanda nazional-popolare. Potenza delle bollicine, che oggi trionfano un po’ in tutti i territori del vino, dal Piemonte alla Sicilia. Parma non è proprio terra di elezione del lambrusco ma lo è diventata grazie a vigneron che sull’effervescenza hanno costruito le proprie fortune. È il caso di Marcello Ceci, famiglia storica dell’enologia parmense, titolare da alcuni anni di Ariola, 70 ettari sulle colline di Langhirano tra i 200 e 300 metri di altitudine. Nell’aria che profuma di prosciutti e coppe a stagionare crescono vigne di Malvasia e Sauvignon e, a bacca rossa, Lambrusco, Bonarda e Fortanina. Il must della maison è l’intenso, polposo e cremoso “Marcello”, celebrato e pluripremiato. Un po’ meno estreme sono le bollicine dell’Angiol d’or che assembla lambrusco varietà Maestri e un’unghia di cabernet, a dare consistenza e corpo. Resta un bel naso fruttato di viola e una bocca suadente di dinamica, morbida effervescenza. Da stappare su anolini, bolliti e arrosti ma anche su un antipasto di Parmigiano stagionato, spalla cotta e culatello. Nella Gdo a 6 euro.

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