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La Nazione / Il Giorno / Il Resto Del Carlino

Grandi bottiglie a piccoli prezzi ... Vernaccia toscana ... Di Vernacce ce ne sono tante. Quella bianca di Oristano, che si presta all’invecchiamento. Quella nera (rossa) di Serrapetrona nell’entroterra maceratese che dà luogo a uno dei pochi spumanti rossi d’Italia. E quella forse più nota di San Gimignano, recentemente riscoperta in termini di qualità e immagine, unico bianco toscano a fregiarsi del bollino rosa Docg. Nulla a che fare con le altre vernacce, il territorio d’elezione è ristretto ai dintorni del turrito Comune senese, e sull’onda del ritorno delle tre T (terra- tradizione-territorio ) questo bel bianco toscano torna ad interessare i wine lovers e stimola l’attenzione di brand “rossisti”. È così per Bonacchi, maison tutta toscana che dal quartier generale di Quarrata nel cuore del Chianti Montalbano è cresciuta negli anni con altre tenute: Casa- lino nel Chianti Classico, Molino della Suga a Montalcino e la Sassaia ai piedi dell’Amiata, a coprire tutte le aree di eccellenza della regione, dal Chianti al Chianti Classico al Brunello al Montecucco. A fare i grandi rossi della tradizione a volte viene voglia di lanciarsi nei bianchi autoctoni: d’altronde la Vernaccia toscana è un bianco che condivide con i rossi la tendenza a dare il meglio di sé con il passare degli anni. Non a caso è uno dei pochissimi bianchi che si può produrre anche nella tipologia riserva. Questa di Bonacchi è bottiglia di annata (2011) ma con tutte le qualità tipiche del vitigno. Naso delicato di note floreali e frutta secca, al gusto è fortemente minerale, sapido, teso, con finale lievemente mandorlato. In enoteca sui 6-7 euro.

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