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La Nazione / Il Giorno / Il Resto Del Carlino

“Gorgona” messaggio in bottiglia. Il vino dei detenuti sa di libertà ... È la prima annata creata dai carcerati, griffata Frescobaldi ... È biondo come il sole che bacia la terra, un ettaro di viti in una piccola conca ventilata che guarda il Tirreno. Nel bicchiere si sente il mare, e l’incredibile erboristeria naturale là intorno, le ginestre e i pini e il mirto e quella sabbia rossa e gentile. Sa di vita e di speranza, perché non puoi non pensare che in quel liquido biondo c’è un cocktail di drammi e voglia di riscatto. Già, si chiama “Gorgona”, è il vino dei detenuti, 2.700 bottiglie da tre quarti e 150 magnum, dentro c’è l’ansonica, l’uva spavalda e forte delle isole, e il vermentino che l’ingentilisce. Nasce da un’idea forte di Maria Grazia Giampiccolo, direttrice dell’isola- carcere che ospita 50 detenuti, e raccolta con entusiasmo da Lamberto Frescobaldi, trentesimo marchese della griffe di nobili vigneron fiorentini. Tutti selezionati, i detenuti, per lavorare nella colonia agricola: la vigna, l’allevamento (i maiali, le vacche, le pecore, le capre), l’orto, un ottimo olio da mille piante di ulivo, una specie autoctona che cresce solo qui. È il percorso degli ultimi anni di pena, storie spesso terribili, delitti anche atroci (omicidi, traffici internazionali) ma niente angosce, niente imprinting criminale “perché qui - avverte Umberto, torinese, 42 anni a giorni - lavori e occupi la mente, hai un senso, non come nelle celle dove passi ventidue ore a rimbecillirti alla tv, e la sera i corridoi esplodono di urla che non riuscirò mai a dimenticare”. Lui è tra quelli che ha rimesso in piedi la vigna, nata nel ‘99 ma poi abbandonata; ora ci lavorano Francesco, di Marsala, fisico tarchiato e possente, e Brian, trevigiano, trentenne. Sperano in un lavoro, una volta fuori, tra pochi anni, ancora giovani, “magari anche da Frescobaldi, perché no”. Lui il marchese, si commuove come ogni volta che arriva qua. E’ pieno cli idee per questa “famiglia” e questa terra, ha chiamato Alberto Marcomini, una vita ad affinare formaggi, a luglio cominceranno con Benedetto, il casaroscultore. “Progetti che chiedono l’intervento del territorio e dei privati”, anche perché c’è aria di crescita della colonia penale. Lei, la direttrice, la sa lunga: a Volterra (pure sotto la sua guida) ha inventato le “Cene galeotte”, che hanno già ‘laureato’ ristoratori e maitre tra gli ex detenuti.
E i privati corrono, con Frescobaldi, pronto anche a tappare tanti piccoli “buchi”, ci sono già i primi partner per “Gorgona”, presto in enoteche selezionate a 50 euro e in tavola nei grandi ristoranti. E per l’isola di Gorgona, “un modello di carcere da esportare”.

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