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La Nazione / Il Giorno / Il Resto Del Carlino

Antinori, anche il vino è lusso. “E andiamo a caccia all’estero” ... Renzo Cotarella, basta la parola, anzi il cognome. Da solo evoca una griffe del vino italiano: il fratello Riccardo è uno dei più famosi enologi italiani, presidente di Assoenologi, winemaker di cantine blasonate e di vip come Massimo d’Alema ma anche di San Patrignano. Pure Renzo è enologo, winemaker, ma di mestiere fa l’amministratore delegato della Marchesi Antinori dove lavora dal 1978. È cresciuto in una azienda dove si producono etichette di culto. Oltre 1.900 ettari in Italia, divisi tra Toscana, Umbria, Piemonte, Lombardia, Puglia e altri vigneti per 540 ettari sparsi fra Usa, Ungheria, Cile, Malta e Romania. Oltre 140 milioni di euro di fatturato e oltre 22 milioni di bottiglie prodotte: grandi numeri per questa multinazionale famigliare del vino con 600 anni di vita alle spalle.

Cotarella, non c’è solo la moda a celebrare l’Italia nel mondo.

“La moda ha svolto un ruolo importante, simbolo dell’italian style come adesso sono il vino e la gastronomia”.

Dìetro il vino c’è l’agricoltura, che nell ’agenda economica è sempre l cenerentola.

“Stiamo riscoprendo l’economia agricola dopo due generazioni di abbandono delle campagne. Purtroppo resta figlia di un dio minore nella politica”.

Le cantine italiane cercano i mercati esteri perché in Italia si beve meno.

“È vero, però l’Italia resta il secondo paese consumatore al mondo dopo gli Stati Uniti. In cifre 300 milioni di casse di vino e 3,6 miliardi di bottiglie; si beve meno ma si beve meglio”.

Dove investe Antinori?

“Il nostro primo mercato resta l’Italia, poi Usa, Germania, Canada, Inghilterra. La nuova frontiera si chiama Africa, dove sta crescendo l’interesse per il vino, ad esempio in Nigeria”.

La promozione del vino extra Ue viene sostenuta da risorse comunitarie per centinaia di milioni.

“Questi fondi non saranno eterni, stiamo commettendo un peccato mortale orientandoli sul business di breve periodo”.

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