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La Nazione / Il Giorno / Il Resto Del Carlino

Vinitaly, la carica della Toscana. A caccia di mercati con 800 imprese ... Dal Chianti al Brunello, la forza di un vigneto di 60mila ettari ... C’è chi punta in alto e mette in vetrina i gioielli, come il Chianti classico: sta per compiere novant’anni ma non li dimostra, e dalla passerella di Vinitaly regala il debutto sulla scena internazionale della Gran Selezione, il nuovo “cru di vigna” di concezione francese ma di identità tutta toscana. C e chi lavora all’immagine, più cool e pop, come il Consorzio Chianti che strizza l’occhio ai giovani: marchio ridisegnato con la C che ricorda uno smile, ha inaugurato un sito dedicato ai “millenials”, la cosiddetta “generazione Y”, e diffonde una comunicazione tutta costellata di hashtag. C’è chi, come l’ormai lanciatissima “Bolghereaux”, sta conoscendo un successo senza precedenti, con numeri a doppia cifra. c’è chi punta dritto a superare gli schemi delle denominazioni, per valorizzare da vicino il territorio: è il caso della “piccola Borgogna”, l’Unione viticoltori di Panzano in Chianti, che - senza smanie di secessione - si presenta alla vetrina internazionale come squadra. Piccola sì, però compatta.
Tutto questo e anche altro, nella carica dei 793. Aumentano, dieci in più dell’anno passato, alla faccia delle cassandre dal verdetto facile tipo “questa crisi ne spazzerà via tanti” ,le facce del Vigneto Toscana presenti alla quarantottesima edizione di Vinitaly, da domenica mercoledì alla Fiera di Verona, ingresso dalle 9 e 30 alle 18,30, biglietto a 50 euro, 4.100 espositori, centomila metri quadri di banchi d’assaggio con milioni di tappi pronti a saltare e una cifra folle di calici pronti a riempirsi e roteare nel classico gesto del degustatore. Rossi, bianchi, rosati; fermi, frizzanti, spumanti metodo classico o charmat; biologici e biodinamici, d’industria e di passione quasi talebana: anche il Vigneto Toscana rispecchia la faccia, le mille facce dell’immenso caleidoscopio offerto dal mondo del vino. Forte di una grande storia: novant’anni, s’è detto, per il Gallo Nero, ma quasi tre secoli dall’editto del granduca Cosimo III, datato 1716, “Sopra la definizione de’ confini delle quattro regioni Chianti, Pomino, Carmignano e Valdarno Superiore”, battesimo delle prime denominazioni ante litteram. Forte di numeri che non si discutono, se è vero che il patrimonio delle vigne è valutato 3,3 miliardi di euro, con punte di 350-500mila euro per ettaro a Montalcino e 320mila euro a Bolgheri, e ormai poco meno anche nel Chianti Classico e a Montepulciano. E ancora: quasi 60mila ettari coltivati a uva, di cui oltre 43mila a denominazione e Igp 3,2 milioni di tonnellate di uva per 2,3 milioni di ettolitri di vino, più o meno 300 milioni di bottiglie in totale per i 26.500 coltivatori, con un giro d’affari che solo all’estero ha sfiorato nel 2013 i 750 milioni di euro, in crescita del 6,3 per cento sull’anno precedente. Non è un caso, quindi, se sabato, mentre le “grandi melodie” del Chianti Classico “cantano” e si presentano all’Arena Museo Opera, la bibbia made in Usa Wine Spectator allestisce al Palazzo della Gran Guardia la classica anteprima di VinitalyOperaWine dal sottotitolo Grand Tasting Finest ItalianWines: 100great producers. E guarda caso, su cento i toscani sono ben ventisei: una squadra di big alla conquista del mondo.

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