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La Nazione / Il Giorno / Il Resto Del Carlino

A Firenze i padroni del vino. Summit sul mercato globale ... Ci sono giornalisti spietatissimi
come Jancis Robinson, inglese,
10mila articoli e 97mila note
d’assaggio nelle sue temutissime
“Pagine Viola”. O come Nicolas
Belfrage e Bill Nesto che
hanno messo radici in Toscana,
mentre Jane Hunt le affonda in
Umbria da quarant’anni. Ci sono
produttori, consulenti di marketing
e finanziari, docenti. Sono
i Masters of Wine, i
guru mondiali del
vino: per quattro
giorni - con un
aperitivo oggi al
Four Seasons
per i 40 anni della
rivista “Civiltà
del Bere” - si
ritrovano a Firenze,
al Pala-Congressi, per
discutere le
strategie di
marketing globale
e nuove
frontiere della
ricerca vinicola
nell’ottava edizione
del simposio
mondiale,
che Firenze è riuscita
a strappare a
città come Hong
Kong e Capetown.
Merito anche
dell’Istituto del Vino
Grandi Marchi, pronto
a mettersi in gioco per un evento
che riunisce a parlare di “Identità,
innovazione e immaginazione” 413 delegati da tutto il mondo,
di cui 118 Masters: esperti al
massimo livello, non semplici
sommelier (anche se tra loro c’è
Gerard Basset, giudicato miglior
“naso” del mondo nel 2010), ma
piuttosto selezionatori, personaggi
capaci di orientare il mondo
delle grandi aste (volano milioni
di dollari, sulle bottiglie a Londra
e Hong Kong) come anche
gli investimenti dei supercollezionisti
che puntano su 60-80 etichette
per guadagni talvolta superiori
agli acquisti d’arte. Accanto
a loro, a dibattere sui temi delle
sessioni, personaggi del calibro di
Christophe Salin, presidente e
ceo di Domaines de Baron de Rotschild,
Paul Pontallier, managing
director di Château Margaux, il
climatologo americano Gregory
Jones, ma anche italiani: Maurizio
Zanella presidente del Consorzio
Franciacorta, Gaia Gaja,
Oscar Farinetti presidente di Eataly
e il marchese Piero Antinori,
che dell’Istituto Grandi Marchi è
il presidente. E commenta: “Una
partecipazione inaspettata che
conferma l’interesse dell’Accademia
di Londra nel conoscere meglio
la nostra cultura enologica e
allo stesso tempo è espressione
della volontà degli operatori italiani
di affermarsi anche come
opinion leader del settore”.
Sono 314, nel mondo, i membri
dell’Institute of Masters of Wine,
che ha sede a Londra dove venne
fondato nel 1953 per rispondere a
una crescente esigenza di educazione
tra gli operatori. Sorpresa:
tra i Masters of Wine non ci sono
italiani. “Da noi - dice Giancarlo
Voglino dell’Istituto grandi marchi
- le scuole di enologia non
preparano certe figure, non assicurano
la conoscenza di tutti i vini
del mondo. Si sconta l’eccessivo
amor di campanile”.

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