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La Nazione / Il Giorno / Il Resto Del Carlino

È guerra del vino in Toscana
“La Regione blocca i nostri vigneti” … Prima le cave di marmo delle
Apuane, da dove Michelangelo
prendeva la materia per i suoi capolavori.
Ora le Signorie del vino,
dinastie di viticoltori che hanno
superato la trentesima generazione,
come i Ricasoli, i Frescobaldi
e gli Antinori, che in Toscana
combattono la stessa battaglia di
aziende agricole da una dozzina
d’ettari. Sul banco degli imputati
il piano di indirizzo territoriale
della Regione, corredato dal piano
paesaggistico, varato dall’assessore
all’urbanistica Anna Marson.
Nella giunta del governatore
Rossi in quota Idv (quando c’era),
molto vicina a comitati e ai movimenti
e bersaglio, a suo dire, delle
lobbies del cemento. Contro la ’vestale’
del paesaggio toscano stavolta
si è scagliato il mondo agricolo
e quello del vino in particolare.
“Così si torna indietro di 100 anni
- tuona Fabrizio Bindocci,
presidente del Consorzio del Brunello
di Montalcino - immaginando
un’agricoltura con pecore,
maiali, il boschetto e gli olivi. Ma
se nel 2004 l’Unesco ha inserito la
Valdorcia nei siti patrimonio
dell’umanità, vuol dire che i vigneti
hanno contribuito alla
straordinarietà del paesaggio.
Piantare le vigne non vuol dire
creare ecomostri”. È il presidente toscano della
Confederazione agricoltori, Luca
Brunelli, a sintetizzare i contenuti
del piano che non vanno giù alle
imprese del vino. “E una fotografia
statica dell’agricoltura toscana.
Con differenze incomprensibili
per territori simili. A Montalcino
sarà molto difficile reimpiantare
vigneti, nel piano si evidenzia
il rischio di un abbassamento
qualitativo della produzione.
Eppure su 25mila ettari, solo
4mila sono a vigneto. Gli stessi limiti
e le stesse obiezioni valgono
per la zona di Bolgheri, per Montepulciano,
per il Chianti. Abbiamo
chiesto un incontro al presidente
Rossi, abbiamo dalla nostra
parte anche l’assessore all’agricoltura
Salvadori. Non possiamo imbalsamare
il paesaggio, proprio
nella stagione dei piani europei
che prevedono un miliardo di euro
per la Toscana”. Da parte sua il governatore Rossi
ha teso subito una mano alle imprese,
spinto a farlo anche dal segretario
del Pd toscano, Dario
Parrini. E ha parlato di “raccomandazioni
nel piano territoriale,
non divieti o vincoli”. Ma il
problema è anche quello. “È un piano che usa troppi condizionali
- sentenzia Giuseppe Liberatore,
direttore del Consorzio
Chianti Classico - non c’è certezza
della regola. Immaginatevi quante
interpretazioni potrebbero venir fuori dai Comuni chiamati
a recepirlo. Gli attori
principali non
hanno contribuito a
quel documento, ora vogliono
incontrarci per modificarlo.
Non abbiamo interesse
a rovinare paesaggi.
Senza le imprese del vino
la Toscana sarebbe più
brutta, povera e con molti
più disoccupati”.

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