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La Nazione / Il Giorno / Il Resto Del Carlino

Guerra del vino, produttori in rivolta. Frescobaldi: la Regione non ci fermi ... Toscana, il re dei viticoltori incontra il governatore Rossi tra i filari … Un’ora di colloquio riservato
nelle stanze del Castello di Nipozzano,
storico quartier generale dei
marchesi de’ Frescobaldi. E poi
un incontro pubblico tra le vigne
sulle colline, per una stretta di mano
che ha il sapore di una promessa
di tregua tra una delle famiglie
più antiche del vino italiano e il
governatore della Toscana, Enrico
Rossi. “Troveremo un punto
di equilibrio sul piano paesaggistico,
capace di tutelare un’agricoltura
moderna ma anche l’ambiente e la bellezza della campagna toscana
”, annuncia Rossi. Ma Lamberto
Frescobaldi, presidente del
gruppo e alfiere della trentesima
generazione della dinastia del vino,
aspetta fatti concreti prima di
levare i calici.
Marchese, l’ha convinta il presidente
Rossì? O resta in trincea
a combattere contro il piano
del paesaggio della giunta
regionale?
“Il governatore ha voluto rassicurare
il mondo degli agricoltori, la
visita a Nipozzano sarà la prima
di una lunga serie. Ma credo che
gli abbiamo fatto venire qualche
lecito dubbio su alcune cose. E stato
uno scambio, mi auguro proficuo,
per entrambi”.
Ma perché il mondo del vino
toscano ha dichiarato guerra?
“Perché quel piano paesaggistico
rischia di mettere in crisi non solo
il vino, ma anche altri settori come
il distretto del florovivaismo a
Pistoia, altra eccellenza toscana.
Contiene delle osservazioni e delle
criticità che sembrano vere e
proprie accuse agli imprenditori.
I vivaisti sono sul banco degli imputati
perché usano troppo terreno
e non sono consoni all’ambiente
circostante. Le vigne a Montalcino
o a Bolgheri aumenterebbero
il rischio di frane e di dissesto
idrogeologico. Perfino i produttori
senesi di grano vengono irrisi
perché dediti a una monocultura.
Dimenticando che il paesaggio
delle crete senesi è di una bellezza
commovente, tale da stregare eserciti
di fotografi”.
É un problema solo di linguaggio, accademico,
usa dal assessore Anno
Marson, docente di urbanistica?
“Ho quasi paura a rispondere. Credo
che questo piano sia stato fatto
da tecnici probabilmente competenti,
ma che hanno una visione
scolastica dell’ambiente. E si sono
mossi sulla base di un equivoco
di fondo, di un’agricoltura che
non dovrebbe attentare al paesaggio.
Ma quando noi vendiamo
una bottiglia di vino, accogliamo
turisti e appassionati, offrendo loro
anche la qualità della vita e la
straordinaria bellezza del territorio.
Dal piano, invece, emerge la
figura di agricoltori con il paraocchi,
capaci di guardare solo al profitto.
Mentre noi siamo elevatori
della qualità ambientale”. Avete tempo fino al 29 settembre
per provare a cambiare
quel piano, con le osservazioni...
“Le presenteranno le associazioni
di categoria, saremo in tanti a sostenerle.
La contraddizione più
evidente è che questo piano arriva
alla vigilia di una stagione record
di fondi europei per la Toscana.
Nei prossimi sette anni, tra piano
di sviluppo rurale e incentivi alle
produzioni, si metteranno in campo,
è proprio il caso di dirlo, un
miliardo e 700 milioni di euro. E
noi vogliamo limitare tutto con
una fotografia statica del paesaggio
toscano?”.
Regione ha promesso di restituire all’agricoltura
200mila
ettari di bosco..
“Se quegli ettari sono diventati boschivi,
vuol dire che non era più
conveniente coltivarli. Bisogna
cambiare filosofia, imprese e amministratori
devono andare a
braccetto. Quando da ragazzino
andavo con mio padre a Montalcino,
nel 1974, c’era un solo posto
pubblico, Il Giglio, con un grosso
paiolo di cibo. Gli ettari di vigneto
erano appena 180, assieme a
Biondi Santi c’erano pochissimi
produttori. Oggi ci sono 2.200 ettari
di vigneto, Montalcino è l’ombelico
del più grande vino al mondo,
il Brunello, fulcro di un territorio
risorto. Se avessimo avuto il
Pit in discussione oggi, con qualche
vincolo che già c’è, tutto questo
non sarebbe stato possibile. E
forse saremmo rimasti al paiolo
di cibo”.

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