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La Nazione / Il Giorno / Il Resto Del Carlino

Vino da pasto spacciato per Brunello. Sequestrate duecentomila bottiglie ... 1 facili guadagni dietro all’ennesima
truffa ai danni del famoso vino
Brunello. Un finto enologo che lavorava
da esterno per alcune aziende
vitivinicole di Montalcino denunciato
per frode e truffa, sequestrati
oltre 160mila litri di vino
equivalenti a 220mila bottiglie,
2.350 contrassegni di Stato che dovevano
servire a “vestire” un normale
vino rosso da Brunello e i conti
correnti dell’indagato dove erano
depositati 350mila euro.
Sono questi i contorni dell’indagine
che porta la firma congiunta della
Guardia di finanza di Siena e del
Consorzio del Brunello. Tutto
prende il via lo scorso mese di febbraio,
quando alcuni produttori si
accorgono che nelle loro cantine sono
avvenute a loro insaputa delle
movimentazioni di vino. Tutti si
avvalevano dell’operato esterno della
stessa persona che, pur dímostrando elevate capacità professionali,
non era neppure iscritto all’associazione
enologi. Una strana
coincidenza.
La denuncia di quanto stava accadendo
era arrivata al Consorzio che
aveva chiesto aiuto alle fiamme
gialle. La truffa messa in atto era sì
semplice, ma studiata con intelligenza
e meticolosità. Il professionista,
secondo i finanzieri, approfittando
della fiducia che gli era stata
data dai produttori si era impossessato
di documentazione e materiale
attestante la Docg, contrassegni
di Stato, documenti di trasporto e
fatture. Gli serviva per accompagnare
partite di uva e vino comune
acquistate verosimilmente in nero
in altre regioni d’Italia che vendeva
alle cantine di Montalcino durante
la fase della vendemmia e
dell’invecchiamento, mentre i contrassegni
avrebbero trasformato
quel normale vino in Brunello che
sarebbe stato immesso sul mercato
italiano ed estero.
Se la frode commerciale fosse
andata in porto avrebbe fatto guadagnare
all’astuto professionista -
ne è convinta la Finanza - oltre
quattro milioni di euro. Il danno di
immagine per il Brunello sarebbe
stato, invece, incalcolabile. In più
il denunciato aveva manipolato anche
i dati di Artea (l’Agenzia regionale
toscana per le erogazioni in
agricoltura) creando una perfetta
corrispondenza tra documentazione
amministrativa non veritiera e i
dati telematici a disposizione degli
organi di controllo. E mai possibile
che abbia fatto tutto da solo? Le indagini
vanno avanti.

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