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La Nazione / Il Giorno / Il Resto Del Carlino

“Il piano del Paesaggio va rifatto”. I consorzi cancellano i diktat regionali … Un plico di circa 130 pagine che
racchiude le numerose osservazione
contro il Piano paesaggistico
adottato dal consiglio regionale
lo scorso 2 luglio, è
stato depositato ieri mattina
dai principali Consorzi vitivinicoli
toscani che poi hanno
incontrato gli assessori
toscani all’agricoltura Gianni
Salvadori e all’urbanistica
Anna Marson.
“Vanno cancellate intere parti, va
preso il pennarello nero e tirata
una riga su pagine e pagine. Non
abbassiamo la guardia, ne va della
vita delle nostre imprese e del nostro
lavoro, nella logica di un interesse
collettivo”, sostengono i cartelli
del vino toscani, circa una
ventina, tra cui si sono fatti portavoce
il Consorzio Vino Chianti
presieduto da Giovanni Busi, il
Consorzio Vino Chianti Classico
guidato da Sergio Zingarelli e il
Consorzio del Vino Brunello di
Montalcino capitanato da Fabrizio
Bindocci.
Nella lunga storia del Consorzi toscani
raramente si è raggiunta
una così ampia unitarietà d’intenti,
a dimostrazione del fatto che
tutto il settore vitivinicolo è fortemente
preoccupato e non condivide
le scelte della Regione. “L’incontro
con gli assessori ha aperto
uno spiraglio - dice Sergio Zingarelli
- ma il Pit va assolutamente
rivisto, i concetti di base sono sbagliati
perché vede la vigna come
una criticità dal punto di vista paesaggistico,
idrogeologico e per la
conservazione della biodiversità.
Ma è tutto falso.
Certo non faremo serrate e scioperi,
perché non vogliamo danneggiare
le nostre aziende, ma le organizzazioni
di categoria devono
portare avanti il confronto”.
Nonostante l’apertura del governatore
Rossi, comunque, i consorzi
ribadiscono che il Piano paesaggistico
è “anacronistico e sbagliato
”. “Non siamo contrari perché
insofferenti alle regole - dichiara
Giovanni Busi - o perché
chiediamo più piante. Vorremmo
solo lavorare in maniera tale da valorizzare
al meglio la nostra attività
visto che sul mercato globale
dobbiamo scontrarci con realtà caratterizzate
da costi di produzione
più bassi, maggiore libertà di
agire e burocrazia più snella”.
Per i viticoltori la tutela del
paesaggio toscano è un valore imprescindibile
visto che l’eccellenza
del vino toscano è un tutt’uno
con l’eccellenza del paesaggio.
“Dal punto di vista idrogeologico
- spiega Zingarelli - servono
70mila euro/ettaro per fare un vigneto,
siamo a primi a difenderli
dai dissesti: negli ultimi trent’anni
non si è mai sentito parlare di
frane nei vigneti ben realizzati.
La biodiversità? Certe colture si
possono conservare soltanto grazie
al reddito garantito dal vigneto
”.
Stop alla demonizzazione
dell’agricoltura anche per Fabrizio
Bindocci, presidente del Consorzio
del Brunello di Montalcino:
“I nostri vini fanno il giro del
mondo e poi la gente viene a visitare
i luoghi dove vengono prodotti
e ci fanno i complimenti per la
gestione del territorio, tant’è che
da dieci anni Montalcino e la Val
d’Orcia sono diventati patrimonio
dell’Unesco”.

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