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La Nazione / Il Giorno / Il Resto Del Carlino

Il vino toscano ama sushi e Wanton. Il futuro è negli accoppiamenti esotici ... Brunello, Chianti, Nobile. una settimana da “ambasciatori” del gusto ... La chiave del successo sta tutta in una parola inglese. Si scrive “pairing”, si traduce ‘accoppiamento’. Sposare l’alta qualità dei vini toscani con i gusti, i sapori, le tradizioni gastronomiche, i palati dei mercati esotici: dalla Cina al Giappone, certo, ma anche da Singapore a Hong Kong, fino all’Australia. Chi ci ha già provato, racconta di esperienze interessanti, di matrimonio che s’ha da fare. Paolo Cuccia, presidente della holding Gambero Rosso, insomma uno che se ne intende per aver accompagnato i vini italiani nel mondo intero, sembra non avere dubbi: il “pairing” deve funzionare a casa loro, ma può essere anche il grimaldello per orientare masse sempre più crescenti di turisti enogastronomici. Quelli che Toscana Promozione e l’assessore regionale all’agricoltura Gianni Salvadori lavorano per portare in Toscana grazie ai grandi numeri previsti in visita all’Expo milanese, che nella fase iniziale, per il mese di maggio, vedrà proprio la Toscana protagonista nel Padiglione Italia.
“Siamo la terra del buon vivere, che si proietta dal Rinascimento al tremila: il vino diventerà anche ingrediente diretto della nostra cucina, lo racconterà la nostra Anteprima Expo che si terrà a Siena con alcuni grandi chef europei”. Parole dello stesso Salvadori:
scenario, il taglio del nastro della Settimana delle Anteprime, nove giorni per guidare la stampa internazionale alla scoperta di tutti i grandi profumi e sapori del Vigneto Toscana attraverso la degustazione dei prodotti di diciassette consorzi di tutela delle denominazioni. Il via ieri all’ex Manifattura dei Tabacchi di Firenze con il Consorzio Chianti, oggi in un grande albergo del centro altri undici territori, poi martedì e mercoledì la Chiami Classico Collection, giovedì il Nobile di Montepulciano, da venerdì a domenica il Brunello di Montalcino.
Firenze, intanto, si è assunta anche un ruolo da capitale commerciale, con il “business tu business” tra 280 aziende toscane e 308 buyer esteri, in una maratona di due giorni che prevede almeno seimila incontri, e che già dall’inizio ha raccontato di un ottimo 90 per cento come indice di soddisfazione. C’è ottimismo, nel Vigneto Toscana, lo dicono i numeri che parlano di un + 1,8% a 530 milioni di euro in valore per l’export nei primi nove mesi dell’anno, a costruire un +55% nell’arco dei dieci anni; e se Piemonte e Veneto vanno complessivamente un po’ meglio, nel mondo dei rossi la Toscana conserva il suo primato assoluto in Italia, con crescite a due cifre in Australia e Messico. Sparisce invece dalla “top ten” dei clienti la Cina, ma Silvia Burzagli, direttore di Toscana Promozione, spiega che “il governo di Pechino ha tagliato drasticamente i benefit alla classe alta”.
Si tratta allora di cambiare strategia. Puntare sul consumatore più vasto. A suggerire la ricetta è Giovanni Busi, presidente del Consorzio Chianti (97 milioni di bottiglie) e coordinatore del “tavolo” dei 17 Consorzi toscani. L’idea:
“Riportare il vino in tavola, farlo tornare ad essere alimento. Perché il Sangiovese a tavola sta benissimo. Anche con i cibi cinesi”. E a 5 euro sugli scaffali dei supermercati italiani, può essere tutta un’altra musica.

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