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La Nazione

"Viti ogm? Niente di nuovo" ... L'apertura dell'Unione europea alle viti geneticamente modificate infiamma il dibattito nazionale. Ma anche la Toscana, unica regione d'Italia dove è in vigore una legge che vieta la coltivazione di vegetali Ogm. Si tratta della legge regionale 53 del 6 aprile 2000, alla quale ha fatto seguito un regolamento per i controlli del suo rispetto. «Fu varata per tutelare la salute dei cittadini dagli eventuali rischi causati dall'introduzione di organismi Ogm dei quali non si conoscono a fondo gli effetti - dice Fabio Roggiolani, presidente della commissione agricoltura del consiglio regionale toscano -, una normativa che non è stata osservata né dall'attuale né dal precedente governo nazionale». Il secco no alle viti transgeniche in Toscana ha raccolto consensi fin dall'anno scorso, quando lo stesso Roggiolani si era fatto promotore di un appello inoltrato al ministero delle Politiche agricole che riscosse immediata adesione di tutti i consorzi di tutela dei vini toscani. I timori dei produttori e dei consumatori trovano oggi interlocutore attento in Teresio Delfino, sottosegretario alle politiche agricole con delega alla vitivinicoltura. «Il governo italiano si sta muovendo con la massima determinazione per garantire che la filiera del vino italiano sia sicura al 100% - assicura l'onorevole Delfino - Ci aspettiamo che il tema sia trattato senza un atteggiamento fondamentalistico, ma aperto alla ricerca ed alla sperimentazione». Per Delfino ci può essere apertura agli Ogm solo dopo una fase di sperimentazione e, comunque, è necessaria una chiara tracciabilità ed etichettatura dei prodotti. «La direttiva dell'Unione europea - aggiunge il sottosegretario - non introduce innovazioni ma modifica una direttiva del 1968 sulle condizioni di commercializzazione nella Comunità del materiale di moltiplicazione della vite». La questione è legata alla direttive comunitarie sull'immissione nell'ambiente di Ogm. «L'attuale passo - aggiunge Delfino - si è reso necessario per adeguare la normativa del '68 alle mutate condizioni di mercato, ma soprattutto per evitare agli stati membri deroghe unilaterali alle condizioni qualitative del materiale produttivo, nonché per evitare ogni ostacolo alla libera circolazione del materiale di moltiplicazione». Se in Toscana si dovrà in qualche modo risolvere il conflitto tra la normativa regionale e quella comunitaria, ci sarà comunque spazio per fissare procedure più restrittive di quelle generali per i prodotti vegetali che discendono dalla direttiva 18/2001.
«Inoltre - conclude Delfino - l'Italia è riuscita ad ottenere, in sede di approvazione della Direttiva vite, una dichiarazione della Commissione europea che si impegna a presentare una proposta di specifico regolamento sulle procedure di valutazione dei rischi per l'immissione nell'ambiente degli Ogm viticoli».

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