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La Nazione

Toscana - Processato e assolto il Vinitaly 2003. Addio all'idea di un'altra fiera ... Mucchio selvaggio, servizi migliorati ma ancora insufficienti, pubblico da osteria. Non è vero: affluenza qualificata a parte il calo dei tedeschi, parcheggi per gli espositori finalmente decenti. Due voci di segno opposto, tra i toscani di ritorno da Vinitaly. Denunce anche velenose: sempre troppo il "pubblico da osteria"; nessuna vigilanza prima dell'apertura e l'ultima sera, «ed è peggio di Bagdad, rischi che ti sparisca tutto», accusa Tiziana Frescobaldi. All'addetta stampa di un'azienda di Castellina, ingessata, è stato negato il permesso di entrare in auto, e nessun mezzo per disabili all'interno. Su un punto tutti d'accordo: il traffico caotico, in rapporto poi — altra croce puntuale — alla scarsa ricettività di Verona. Ma tutti d'accordo anche sulla necessità di esserci: «Altro che fuggiti, gli americani c'erano, ed è vero che acquistano più volentieri da noi che dai francesi», dice Stefano Campatelli, direttore del Consorzio del Brunello di Montalcino. L'anno passato fu tra le voci più infuocate contro Veronafiere, quest'anno invece ammette che «le cose funzionano meglio». Due promesse fanno felici anche i toscani: cambierà data Sol, il Salone dell'olio, e «così ci sarà spazio anche per molti dei nostri produttori in lista d'attesa o "nascosti" in altri stand», nota l'assessore regionale all'Agricoltura Tito Barbini. E cambierà il calendario, sarà dalla domenica al giovedì, «magari potrebbero anche togliere un giorno», osserva Emanuela Stucchi Prinetti, presidente del Consorzio del Chianti classico: ecco un'altra voce favorevole a Verona, «questo è un po' un megaufficio, grazie a Vinitaly aprirò all'India come Badia a Coltibuono». Ma la questione del "mucchio selvaggio", i 4mila espositori tutti insieme? «Le fiere non sono per le eccellenze», taglia corto lei. Che fine hanno fatto insomma le tentazioni di fuga? In giro tra gli stand si è visto Alfredo Cazzola, patron del Salone di Torino, con tanta voglia di trasferire la baracca a Roma. «Una grande idea, ma questa è la migliore delle fiere esistenti», dice Tiziana Frescobaldi; e Filippo Mazzei, Fonterutoli, soddisfatto per «il recupero del mercato interno e le visite dalla Corea e dal Sud-Est Asiatico», ci vede «un'idea interessante, si capirà meglio quando sarà definito il taglio». Ma l'assessore Barbini profetizza: «Cazzola non ce la farà, Vinitaly è ormai legato molto ai produttori», parola di uno che solo un anno fa progettava la fuga. Lui, Barbini, ribatte che le preoccupazioni investono i prezzi e la competitività. Sarà: «Il prezzo tiene, anche nello sfuso, 195 euro al quintale», dice Bernardo Gondi. E al Brunello si fregano le mani, in tre mesi hanno venduto 700mila fascette in più del 2002. Il 20%, alla faccia della crisi.

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