La Nazione

Contrordine dell'Osservatorio: i prezzi sono scesi ... C'è uno strano fantasma che si aggira per il mondo del vino. I prezzi. Insomma, crescono o no? Sorpresa: uno studio condotto dall'Osservatorio del Salone del Vino, su dati Ismea e Istat, propende per il no. Dice che tra il 1995 e il 2002, a fronte di un carovita cresciuto del 18,8%, il listino è salito solo dell'1,4%. C'è da crederci? Chissà: se fosse vero, avremmo legioni di produttori iscritti ai registri di povertà perché "bucare" redditi per sette anni di fila, ammettiamolo, sarebbe da sparo. E invece. Le vigne toscane sono una meraviglia, le aziende investono, e anzi ne nascono di nuove. Le enoteche pullulano, e provate a leggere i cartellini. Senza contare i ricarichi dei ristoranti. Gli stessi produttori non fanno mistero: «Abbiamo prezzi alle stelle, eppure il mercato tira», ammetteva Lamberto Frescobaldi, un nome una garanzia. Ma che i prezzi alti siano un rischio l'avvertiva a mo' di monito a Vinitaly anche Tito Barbini, assessore regionale all'agricoltura: «E' necessaria — disse — una politica dei prezzi più attenta alla domanda del mercato». Già, perché intanto gli esperti (parole sentite al convegno annuale del Chianti classico) avvertono: tedeschi e americani i prezzi li guardano, eccome. E proprio sui prezzi si fonda la concorrenza degli "emergenti", i vini d'Australia, Cile, Sudafrica: lo diceva Barbini, lo confermava anche Ambrogio Folonari, altro nome altra garanzia. Poi, però, si capisce come stanno le cose, perché lo studio ammette: altro che fermi, i prezzi dei "grandi rossi" si sono impennati, e ben del 74,7%. Ecco, torna tutto. E intanto all'Enoteca Italiana resta presidente Flavio Tattarini, l'uomo del «giù le mani da Siena»: questo sì, che è un bel segno di continuità.