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La Nazione

Novello, è il tuo giorno: da oggi in tavola il «vino nuovo», ma la produzione registra un lieve calo ... Ci risiamo. Sei novembre, san Leonardo Abate (o santa Beatrice, o perfino santa Levinziana, ma è solo questione di calendari): il Giorno del vino novello. Una solennità, nel calendario dei riti enogastronomici, anche se i fondamentalisti del Grande Rosso storceranno il naso e la bocca: la prima data 'vera', in fondo, per misurare il polso a una vendemmia. Con quel pizzico di orgoglio sciovinista, questa volta alla rovescia, nei confronti dei cugini francesi che per stappare il Beaujolais - onore al merito: è comunque il capostipite dei nouveaux - dovranno aspettare il 20, terzo giovedì di novembre, quest'anno il calendario gli ha voluto male, ma comunque bene che vada non sarà mai prima del 15. Una simpatica «guerra», un fenomeno di costume ... anche i numeri parlano chiaro: due milioni e seicentomila bottiglie immesse sul mercato in Toscana - una lieve flessione, quest'anno, centomila bottiglie, un meno 3,3% indotto dal generale calo di produzione di uve per via della siccità - e da smaltire entro giugno, pena la perdita delle caratteristiche che fanno il successo del novello: profumi che spaziano dalla ciliegia alla fragola al lampone, freschezza, colore intenso che sa di vivo e vivace, facilità d'impatto sul palato per la bassa presenza di tannini, gradazione abbordabile. E quel lieve frizzantino che mette tanto brio. L'ideale per i giovani, insomma, la fascia di mercato che è più difficile da conquistare per il mondo del vino. Non ultimo, per il rapporto prezzo-qualità che i sposta sempre più verso l'alto. Oddio, nemmeno sul novello alla fin fine si scherza, se è vero che in enoteca si farà presto, molto presto, a passare la soglia dei cinque euro a bottiglia ... E aggiunge: «Altra cosa invece tutti gli altri prezzi: il vino è carissimo, però le cantine sono piene, ai produttori va sempre meno, il mercato è in mano all'ingrosso». Ma questa è un'altra storia. Oggi è il giorno del Novello, e in questo fine settimana che viene sarà tempo di feste e sagre, già aperta con un tema diverso per ogni cena ... Per celebrare un orgoglio tutto toscano: il Novello è nato qui, nel Settantasette, idea di Piero Antinori e Angelo Gaja, due superproduttori, proprio come risposta al nouveau d'Oltralpe, da fare con sangiovese, il vitigno principe di Toscana, e un po' di gamay (l'uva del beaujolais). «Un prodotto di qualità, che ha bisogno di uve sane e mature perché si lavora tutto sulla buccia», spiega Piero Tesi, che guida il Consorzio di Tutela dei Vini di Toscana di cui fa parte anche l'Istituto del Vino Novello: 19 soci che assicurano 2 milioni e 200mila bottiglie, le altre 400mila le fa «una pletora di piccoli da 5-6mila bottiglie»: dentro l'Istituto diversi big, c'è Antinori e c'è Banfi, c'è Ruffino e Frescobaldi, c'è Fazi Battaglia e Ambrogio Folonari con il marchio Spalletti. Altro che giocattolo, anche se «2 milioni di bottiglie - avverte Tesi - sono in fondo 5mila quintali di vino, meno dell'1% del prodotto totale». E aggiunge: «Un vino d'immagine, più che altro». «Ma un vino vero, e un importante momento di mercato», sottolinea invece Enrico Viglierchio, direttore generale di Castello Banfi. «Se fosse un giocattolo - aggiunge - ne produrremmo 100mila bottiglie, invece delle 500/600mila che ne facciamo: invece è un prodotto che ha un suo marketing, e poi è il primo riferimento dell'annata». Ed è simpatico, in fondo. Con quella faccia da clown.

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