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La Nazione

L'estetica del vino: le cantine firmate dai grandi architetti ... Il primo, almeno in Toscana, almeno nel grande giro, fu il "Beaubourg del Chianti" disegnato da Piero Sartogo per Badia a Coltibuono, a Monti, comune di Gaiole. Poi arrivarono i "cilindri" di Mario Botta a Suvereto: la nuova cantina di Petra, l’azienda del "signore delle bollicine" Vittorio Moretti; e intanto, sempre nella "Bordeaux d’Italia" ma un po’ più a nord, a Castagneto, Ambrogio e Giovanni Folonari puntano all’effetto-contrasto (legno, vetro e laterizi) di Campo al Mare, affidatO a Jean-Michel Willemotte, l’architetto che ha firmato con Ieoh Ming Pei la "piramide" del Louvre.
Cantine Grandi Firme, la nuova frontiera dell’architettura di campagna, il contenitore che esalta il contenuto. Ma c’è chi anche va in controtendenza. E nasconde l’opera dentro la collina, dietro un paio di tagli appena visibili sul fianco, lo slogan è fin troppo semplice, il contenitore da esaltare è in realtà il paesaggio chiantigiano: e così tutta l’azienda, compresi i parcheggi per auto e bus dei visitatori, finirà nella collina. Dietro due tagli, quasi un sorriso nel paesaggio. Dentro materiali di tradizione: cotto dell’Impruneta, pietra serena di Firenzuola, marmo di Carrara.
La notizia è doppia. Gli Antinori lasciano la sede storica di San Casciano, ormai le cantine - che sono lì da più di un secolo - non ce la facevano più. E il paese neppure. Ma non lasciano il comune, «ci tenevamo, l’amministrazione ma anche noi, la nostra famiglia possiede da secoli le fattorie di Cigliano e Poggio Torselli», spiega Piero Antinori. E’ stato lui, il «marchese di ferro» a dare il la all’operazione, che trasferirà le cantine del Chianti classico ma anche gli uffici a Bargino, un po’ più a sud, più vicino ai vigneti di Solaia e Tignanello. Ma con un’idea precisa: niente "coup de théatre". «Volevo un impatto ambientale più vicino possibile a zero, e una linea minimale e armonica», continua. Da principio la tentazione fu il concorso di idee; poi la scelta di un team di giovani architetti, lo Studio Archea di Firenze. Sarà uno di loro, Marco Casamonti, a presentare il progetto mercoledì al Palacongressi fiorentino, ci saranno anche Mario Botta e Boris Podrecca, architetti insigni, all’incontro sul tema "Verso un nuovo rinascimento. I materiali della tradizione nell’architettura contemporanea" Antinori a dire il vero si schermisce, «insomma, Rinascimento è una parola grossa, fu un periodo irripetibile». Soluzioni tecnologiche, condizioni termiche e igrometriche perfette, niente pompaggi per non stressare uve e vini. E stto, vino e cultura: ci sarà un museo con un torchio disegnato da Leonardo, un frantoio, un forno per il pane, una "tonnellerie" per costruire barriques. Via ai lavori entro l’anno, conclusione nel 2007: 40 milioni il conto.

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