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La Nazione

Un vino sulla vetta del mondo ... Giacomo Neri e i segreti del suo Brunello, il primo nella top 100... Per fare un grande vino, si può essere “piccoli”. Come un piccolo agricoltore è Giacomo Neri di Montalcino, dalla cui azienda agricola è uscito il Brunello “Tenuta Nuova 2001”, il vino più “buono” del mondo, quello che l’autorevole rivista americana Wine Spectator ha piazzato al primo posto della Top 100. Mentre si sale lungo le provinciale “del Brunello” che porta a Montalcino le vigne hanno i colori caldi dell’autunno. I filari sembrano riposare in attesa della prossima fatica, la prossima vendemmia. Casanova di Neri è una azienda agricola quasi nascosta tra i vigneti di Sangiovese, come schivo appare subito Giacomo Neri, il proprietario, quarant’anni, da sempre imprenditore agricolo. Anzi, contadino come lui stesso si definisce. “Questa - racconta - è l’azienda di famiglia, è la mia vita e qui ho scelto di restare. Era di mio babbo e da lui ho ereditato non soltanto la terra, ma anche l’umiltà, la pazienza nell’attendere i risultati, la capacità di fare sacrifici”.
Quasi ancora non riesce a credere al successo, improvviso, alla notorietà data dall’essere al top dei produttori mondiali di vino. “Ancora - dice - non me lo spiego. Non sapevo niente. E’ stato mio figlio a darmi la notizia con un sms mentre ero in Lussemburgo: “siamo primi”, mi ha scritto”. Se gli si domanda come si a fare il vino più buono del mondo, Neri risponde: “E’ fortuna. Per essere stato scelto e per essere qui, in questo territorio unico dove nasce un vino unico”. Poi si scopre che dietro la semplice fortuna ci sono tanto impegno, passione, investimenti, “notti passate in bianco a pensare alle scelte fatte”. Il Brunello Tenuta Nuova nasce in una vigna relativamente giovane, del 1993, ma con alle spalle la storia dell’azienda. “Un buon vino - commenta Giacomo Neri - si fa prima di tutto in vigna, la materia prima è fondamentale. Abbiamo scelto cloni di Sangiovese di un nostro vecchio impianto. E’ un clone particolare di un uva che soltanto noi abbiamo”. Ma la vigna da sola non è sufficiente. Neri si avvale della consulenza di un enologo come Carlo Ferrini.
Il Brunello per essere venduto come tale deve invecchiare almeno per cinque anni. Ed ecco l’investimento da 3 milioni di euro per la cantina. “La struttura è stata realizzata in maniera da provocare il minor impatto possibile con l’ambiente. Siamo andati sotto terra e qui abbiamo realizzato i vari livelli a seconda dell’anno di invecchiamento. L’uva, senza essere toccata meccanicamente, arriva nelle vasche di fermentazione, poi passa nelle botti da 6 ettolitri, quindi scende in botti più piccole e infine finisce l’affinamento in bottiglia”. Casanova di Neri è una azienda con sette dipendenti fissi che diventano 20 nei mesi in cui c’è da dedicare maggiore attenzione alla vigna che copre 40 dei 380 ettari della tenuta. La produzione di vino si aggira sulle l90mila bottiglie l’anno, 50mila sono di Brunello Tenuta Nuova, il resto è ancora Brunello e Rosso di Montalcino, il 65% destinato all’export.
(arretrato de La Nazione del 26 novembre 2006)  

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