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La Nazione

I mecenati stanno nel castello Opere nel tempio del vino … Oggi l’inaugurazione della mostra di Nedko Solakov… La tecnica dell’affresco come simbolo della terra di Siena, antica e intimamente austera, ma anche come grimaldello per spalancare ancora una volta la porta della contaminazione nel regno della tradizione. Eccola, la chiave per leggere la nuova opera d’arte che va ad arricchire la già ricca collezione di installazioni contemporanee tra le dolci vigne e le antiche mura del Castello di Ama, su un bel poggio che domina i panorami più suggestivi del Chianti Classico.
È per oggi l’appuntamento con il vernissage dell’ottava “chicca” voluta da Marco Pallanti e Lorenza Sebasti, con la preziosa collaborazione della Galleria Continua di San Gimignano. Un all’anno, dal 2000. E questa volta è un affresco dopo l’Albero di Pistoletto sulla scala per le cantine, gli specchi-quinte di Daniel Buren nel prato verso le vigne, il Paradigma di pietre di Giulio Paolini in una stanzetta, il fuoco della Revolution di Kendelle Gers tra le barriques e il disco di sangue mistico di Anish Kapoor nella cappella, i luminosi cristalli votivi di Chen Zhen al soffitot della barriquerie, e infine il Muro di Carlos Garaicoa. E ora un affresco. Per il salone al pianterreno della villa, l’edificio principale del borgo-castello di Ama. Ma non un affresco qualsiasi: Nedko Solakov, il cinquantenne artista bulgaro che si fece notare alla Biennale di Venezia per la performance degli “imbianchini a ciclo continuo”, non è un artista qualunque. “Racconto storie - dice di se stesso - che qualche volta sono come specie di scarabocchi con piccole figure e scritte realizzate direttamente sui muri”. Un affresco-graffito, insomma, che sprizza ironia e vetriolo, nel disegno copme nelle parole dei brevi testi che lo accompagnano; un affresco-graffito dove - come ricorre spesso nell’arte di Solakov - a dettare la cifra è più il dettaglio, infinitamente piccolo, che non l’immagine di immediato impatto.
Niente scandali, però. Nulla è vilipeso, in questo tempio del vino, meno che mai qualunque cosa si leghi alla tradizione. “Come al solito - spiega Marco Pallanti, enologo e direttore del Casatello di Ama - è stato l’incontrao tra persone la scintilla che ha determinato la voglia di lavorare con Solakov”. E aggiunge, Pallanti: “Solakov guida il visitatore ad abbandonare la superficialità per contdurlo nell’intimo messaggio del suo racconto. Questo approccio ha molti lati in comune con il nostro lavoro e con ciò che chiediamo a chi apre una nostra bottiglia di vino”.
Mecenate, dunque, il vignaiolo Pallanti, oltre che “costruttore di paesaggi”, come ama definirsi. Pronto ad aprire alla gente, del Chianti e non solo, le stanze e gli spazi del Castello di Ama per mostrare questo connubio, questa simbiosi tra il vino e l’arte. Oggi alla festa di inaugurazione, ci sarà spazio anche per l’arte delle note, con uan performance unica ed esclusiva del pianista Francesco Maccianti. Poi, da lunedì, le visite.
Su appuntamento, al numero 0577-746031, o via e-mail a info@castellodiama.com.

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