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La Nazione

Cantine Grandi Firme: il vino nei templi del design ... Autori famosi e investimenti massicci per realizzare le strutture dove nascono i “nettari più gettonati ... Le chiamano “cattedrali”, e a volte ci azzeccano. Ma c’è chi la vuole fortezza, chi nave-vela, chi pensa a una grande “scatola”, chi invece a una tomba etrusca. C’è chi recupera vecchi edifici, chi invece punta sull’idea della “fabbrica”, chi sceglie materiali di tradizione, chi punta sul bronzo e sul vetro. Quindici anni per una rivoluzione, nelle campagne toscane: gli anni del grande boom del vino scanditi dalla nascita delle Cantine Grandi Firme. Il più gettonato sembra lo studio di Piero Sartogo & Nathalie Grenon: dal “castello” in Chianti per Badia a Coltibuono alla “nave-vela” dei Fescobaldi in Maremma - 15 milioni complessivi per l’investimento - passando per Montalcino, sempre con i Frescobaldi. E poi firme come Mario Botta (a Suvereto per Petra), Renzo Piano (a Gavorrano per Rocca di Frassinello, joint venture italo-francese), Gae Aulenti (a Bibbona per Campo di Sasso, la reunion dei fratelli Antinori), Cmi Boeri per Pieve Vecchia a Campagnatico, Giovanni Bo per lo sbarco di Angelo Gaja a Bolghereaux con Ca’ Marcanda. E Jean-Michel Wilmotte, dalla “piramide” del Louvre a Campo al Mare, a quella che sarà la modernissima cantina dei Folonari sulla costa. Agnese Mazzei ha progettato la cantina di famiglia, a Fonterutoli, ma anche quella del blasonatissimo Sassicaia.
Ma non e’ solo questione di firme. Sartogo giustifica la sua “nave-vela” per i Frescobaldi in Maremma spiegando che “solo così si equilibra ano spazio di grandi vuoti”, ma non è solo filosofia. Il Vigneto Toscana progetta per crescere, per produrre vini sempre più aderenti alle esigenze industriali ma pure ai mutevoli gusti e alle più agguerrite sfide del mercato globale. Di più: per adeguare gli impianti produttivi alle tecnologie. Di più: per ritrovare la strada di un equilibrato impatto con l’ambiente, con l’uva, con il prodotto finale, un’altra sfida, lanciata da un consumato- re sempre più consapevole. Così, c’è enorme attesa per la “città sotterranea” degli Antinori, al Bargino in Val di Pesa: sarà pronta nel 2012, cinque ettari di volumi tutti interrati, compresi parcheggi, ristoranti, vere e proprie scuole del fare e del saper fare alla toscana, con un investimento da 52 milioni di euro. Così la famiglia Illy ha varato proprio ieri nuovi ambienti della cantina nell’azienda Mastrojanni, a Montalcino. Con una novità: la firma è di Ernesto Illy, 28 anni, figlio di Francesco, presidente dell’azienda, e nipote del “re dei caffè” Ernesto. Al debutto su un lavoro importante. “E’ più affascinante delle casette a schiera”, spiega, e rivela un particolare: tutto è stato fatto secondo i principi della bioarchitettura, “così è minimo l’impatto sul prodotto e sull’ambiente”. Concetti che ispirano da sempre il lavoro di Spartaco Mori, 58 anni, architetto di Greve in Chianti. Uno specialista, ne ha all’attivo almeno una decina, l’ultima è quella per i Gusalli Beretta al Castello di Radda in Chianti (circa 5 milioni), per i Folonari ne ha fatte già tre, è sua l’idea della ‘tomba etrusca’ condivisa con il principe Guicciardini Strozzi. “Non sono un’archistar”, si schermisce. Ma le linee sono precise, chiare, “quello che conta - spiega - è lavorare in simbiosi con chi fa il progetto enologico, è quello che alla fine va ‘vestito’”, lui lavora con Stefano Chioccioli, uno degli enologi più attivi in Toscana. Concetti, pochi ma precisi: vinificazione tutta per caduta, niente pompe, cantina sotterranea perché “si risparmia il 30% di energia”. E l’estetica? “E’ il territorio a indicarti la via”. Così ci sta anche la tomba etrusca”.


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