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La Repubblica

Allarme piogge per i vini produzione in calo fino al 40% ... Le aree più colpite sono nel Centro Sud, ma anche in Veneto si temono gli effetti del cambiamento climatico e dei funghi che hanno attaccato le viti… Il 2023 potrebbe essere un anno da dimenticare per la produzione italiana di vino. Gli eventi atmosferici di maggio e della prima metà di giugno, caratterizzati da un’elevata quantità di piogge, hanno irrimediabilmente danneggiato i vigneti in molte regioni. Le piante sono state attaccate dalla peronospora, una fitopatologia che colpisce i grappoli sia in fase di sviluppo sia nel momento che precede la vendemmia. A lanciare l’allarme sono state numerose associazioni di coltivatori e produttori. A cominciare da Copagri, la Confederazione dei produttori agricoli. “Al Centro-Sud, in media, si registra una produzione compromessa del 40 per cento, con punte più alte in Puglia e Calabria - spiega Tommaso Battista, presidente nazionale di Copagri. - Anche in Sicilia è stato stimato un calo del 30-40 per cento, come nelle Marche e in Abruzzo”.
Al netto della quantificazione dei danni, ancora in corso, quello della peronospora è un problema che colpisce in modo diverso molte regioni italiane a vocazione vitivinicola, dall’Abruzzo alla Sicilia passando per la Puglia settentrionale, il Lazio, la Campania, la Basilicata, il Molise. Un territorio che secondo i dati del Centro Studi Divulga è pari ad oltre 40% della superficie italiana coltivata ad uva da vino. la causa principale è da ricercare nel cambiamento climatico e nelle piogge abbondanti e quasi quotidiane, registrate soprattutto tra fine aprile e inizio giugno, che hanno allagato i campi impedendo agli agricoltori di effettuare quei trattamenti di difesa fitosanitaria minimi necessari per difendersi dal problema. Il Centro Studi Divulga ha calcolato che in Italia a maggio si sono registrati tra i 20 e i 25 giorni di pioggia in quasi tutte le regioni. Normalmente, invece, nello stesso periodo le precipitazioni non superano i 15 giorni nelle sole aree montuose. Al Nord la situazione è a macchia di leopardo. Se in alcune regioni, come Lombardia e Friuli-Venezia-Giulia, le condizioni climatiche hanno permesso di intervenire per fermare la diffusione del fungo killer, in altre, come in Veneto, si calcola che in alcune zone ci sarà comunque un impatto negativo sulla produzione. Infatti, ci sono già state riunioni fra istituzioni territoriali e associazioni di categoria per individuare le azioni necessarie per ridurrei i danni. I risultati del 2022 sembrano un n miraggio. Lo scorso anno la produzione di vino in Italia ha raggiunto - secondo i dati Istat – i 54 milioni di ettolitri, andando ben al di sopra della media decennale di 47 milioni di ettolitri. La produzione più importante è stata quella dei vini bianchi, con 31.2 milioni di ettolitri. Il balzo più rilevante rispetto alla media, con un più 21 per cento, si è registrato al Sud, con 22.9 milioni di ettolitri. Il maggior produttore di vino è il Veneto, con 11,8 milioni di ettolitri, seguito da Puglia (10,8 milioni), Emilia Romagna (6,1 milioni) e Sicilia (5,8 milioni). Nel 2022 il mercato Nel 2022 il mercato del vino italiano è balzato al primo posto nella classifica mondiale di produzione per volumi (il 20 per cento del totale), seguito da Francia e Spagna. Il valore della produzione è
pari a 11,6 miliardi di euro, di cui 7,3 miliardi sono legati all’export. Su quest’ultimo fronte, i mercati più importanti sono rappresentanti da Stati Uniti, con il 24 per cento, Germania, con il 16 per cento, e Regno Unito, con il 10 per cento. Il consumo interno, invece, ha raggiunto i 4,7 miliardi di euro. La produzione italiana è per il 70 per cento Docg, Doc e Igt, con 332 vini a denominazione di origine controllata (Doc).

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